come stampare da android



come stampare da android

Ti piacerebbe tanto poter stampare documenti, email e pagine Web dal tuo smartphone Android ma la stampante in tuo possesso non supporta la connessione ad Internet?
È la prima volta che ti ritrovi a dover effettuare un’operazione del genere e non hai la minima idea di come fare? Ma sta’ tranquillo! Sia nel primo che nel secondo caso posso darti una mano io a capire come stampare da Android e, credimi, non solo è una cosa fattibile nel giro di qualche istante ma è anche molto semplice.

Prenditi quindi qualche minuto di tempo libero e concentrati sulla lettura di questa semplice guida in cui andrò ad indicarti, passo dopo passo, tutto ciò che bisogna fare per riuscire a stampare da Android.
Ti anticipo solo che per portare a termine quella che al momento ti sembrerà senz’altro “un’ardua impresa” ti basta sfruttare Cloud Print di Google.
Grazie a tale servizio puoi infatti inviare qualsiasi tipo di file da Android alla stampante utilizzando il tuo computer o il tuo router come “ponte” fra i due dispositivi. Cloud Print manterrà “in coda” tutti i documenti ricevuti dallo smartphone o dal tablet Android, poi quando la stampante sarà accesa e connessa a Internet (tramite il computer o il router) provvederà a far partire il processo di stampa:
tutto in maniera completamente automatica e gratuita.



Allora?
che cosa ci fai ancora li impalato?
Mettiti ben comodo, afferra il tuo smartphone o tablet Android e scopri, insieme a me, in che modo bisogna procedere.
Vedrai, alla fine potrai dirti più che soddisfatto della scoperta fatta e, qualora necessario, sarai anche pronto e ben disponibile a fornire tutte le spiegazioni del caso ai tuoi amici desiderosi di ricevere una dritta analoga.
Scommettiamo?

Stampare da Android con una stampante non Wi-Fi

Possiedi una stampante che non supporta la connessione ad Internet?
Allora provvedi innanzitutto ad effettuare la configurazione di Google Cloud Print sul tuo computer in modo tale da poter cominciare subito a stampare da Android.
Per fare ciò, hai bisogno del browser Google Chrome.
Se non l’hai già installato, rimedia subito cliccando qui per collegarti al sito Internet del programma e premendo poi sul pulsante Scarica Chrome dopodiché attieniti alla semplice procedura di installazione che ti viene mostrata a schermo (se necessiti di maggiori dettagli, puoi consultare il mio tutorial su come installare Google Chrome).
Se utilizzi un PC con su installato Windows XP, provvedi a installare anche il software gratuito Microsoft XML Paper Specification Essentials Pack, altrimenti il servizio di stampa cloud non funzionerà.



Una volta completata l’installazione di Chrome completata, avvia il browser, clicca sulla voce Accedi che si trova in alto a destra ed esegui l’accesso al tuo account Google (non ne hai già uno?
Allora segui la mia guida su come creare account Google per rimediare subito).
Questa operazione ti consentirà di attivare Google Cloud Print e di sincronizzare le impostazioni del browser, compresa la cronologia, i preferiti e le estensioni, su tutti i device.

Dopo aver effettuato il login, clicca sul pulsante Menu (l’icona con i tre puntini collocata in alto a destra) e seleziona la voce Impostazioni dal riquadro che compare; scorri fino in fondo la scheda che si apre e fai clic sul collegamento Mostra impostazioni avanzate… per visualizzare tutte le opzioni di Chrome.
A questo punto, recati nella parte finale della pagina e premi prima sul bottone Gestisci collocato sotto la voce Google Cloud Print e poi sul pulsante Aggiungi stampati per associare la tua stampante a Google Cloud Print.



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Una volta fatto ciò, si aprirà una pagina Web.
Attendi qualche istante affinché venga caricata la lista delle stampanti installate sul computer, apponi il segno di spunta accanto al nome di quella che vuoi usare per stampare da Android e clicca sul bottone Aggiungi stampanti.



Missione compiuta! Adesso la tua stampante è associata al tuo account Google e verrà riconosciuta automaticamente da tutti i dispositivi Android sincronizzati con quest’ultimo.
Se vuoi che Google Print rilevi e renda automaticamente disponibili sui tuoi device tutte le nuove stampanti che collegherai al computer, lascia il segno di spunta accanto alla voce Registra automaticamente le nuove stampanti che connetto nella schermata per la selezione delle stampanti.

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Ora sei davvero pronto ad entrare in azione! Prendi dunque il tuo smartphone o il tuo tablet Android e apri il contenuto che vuoi stampare.
Puoi usare qualsiasi app e richiamare qualsiasi tipo di file:
pagine Web, messaggi di posta elettronica, foto, documenti, fogli di calcolo… l’importante è che sul dispositivo sia presente la app di Google Cloud Print (che è disponibile a costo zero sul Play Store e che puoi ottenere facendo clic qui direttamente dal tuo device).

Dopo aver visualizzato su schermo il contenuto da stampare, richiama il comando di Stampa dal menu di Android (di solito è l’icona con i tre puntini o le tre linee orizzontali che si trova in alto a destra), espandi il menu per la scelta delle stampanti annesso alla parte alta del riquadro che compare e seleziona la stampante che hai associato precedentemente al tuo account Google.



Regola, se vuoi, le impostazioni relative al numero di copie e pagine da stampare, indica il formato di carta e i colori da utilizzare, imposta l’orientamento dei fogli da stampare e poi premi sul bottone Stampa per aggiungere i file selezionati alla coda di stampa di Google Cloud Print.

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Il processo di stampa partirà in maniera del tutto automatico non appena la stampante sarà pronta, cioè sarà accesa e collegata a un computer connesso a Internet su cui c’è installato Google Chrome (oppure a un router).
Il browser, come già detto, deve essere associato allo stesso account Google del dispositivo Android da cui parte il comando di stampa.

Per gestire le stampanti connesse al tuo account Google e visualizzare la loro “coda di stampa”, ti basta invece collegarti all’apposita pagina Web messa a disposizione da big G a cui puoi accedere facendo clic qui.



Stampare da Android con una stampante Wi-Fi

Possiedi una stampante con supporto a Internet già predisposta per il funzionamento con i servizi cloud (ormai ce ne sono tantissime in commercio, come ti ho indicato anche nella mia guida all’acquisto) e vorresti capire come stampare da Android?
Beh, allora sono ben felice di comunicarti che in tal caso puoi fare tutto in maniera molto semplice.

Ad esempio, per associare le stampanti HP dotate di supporto ePrint a Google Cloud Print basta cliccare qui per collegarti all’apposita pagina Web messa a disposizione da HP, digitare l’indirizzo email del dispositivo e cliccare sul pulsante Collega la mia stampante mentre per configurare le stampanti Epson bisogna accedere al loro indirizzo IP (es.
192.168.1.4, 192.168.0.4 o 10.0.1.4) e cliccare sulla voce Google Cloud Print Services (Servizi di Google Cloud Print), e così via.
Trovi istruzioni più dettagliate su come configurare le stampanti predisposte per il cloud per il funzionamento con Google Cloud Drive sul servizio di supporto ufficiale di Google.



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Per quanto concerne invece la gestione delle stampanti, puoi rivolgerti alla medesima pagina Web messa a disposizione da Google che ti ho indicato nelle righe precedenti, quando ti ho spiegato come fare per stampare da Android utilizzando una stampante che non supporta la connettività ad Internet.



Ulteriori soluzioni

Google Cloud Print è senza ombra di dubbio la soluzione più comoda per stampare da Android.
Tuttavia puoi riuscire nel tuo intento anche ricorrendo all’uso di alcune app alternative da installare sullo smartphone o sul tablet.
Le trovi tutte indicate qui sotto.

Pensa, ce n’è addirittura una che può essere utilizzata senza neppure disporre di una stampante con supporto ad Internet, semplicemente collegando il cellulare o il tablet a quest’ultima tramite….
cavetto! Un’altra, invece, offre un servizio molto simile a quello reso disponibile da big G.
A te la scelta dunque.



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  • Epson Print – È l’app resa disponibile da Epson e va utilizzata in accoppiata alle sue stampanti per effettuare la stampa senza fili.
    È gratis.
  • HP ePrint – Si tratta dell’app ufficiale fornita da HP per effettuare la stampa con le sue stampanti Wi-Fi.
    Supporta oltre 200 modelli di stampanti differenti ed è molto semplice da configurare e utilizzare.
    È gratis.
  • Samsung Mobile Print – Si tratta dell’app ufficiale resa disponibile da Samsung per le sue stampanti.
    Permette di stampare e di effettuare la scansione dei documenti oltre che di inviare fax.
    È gratis.
  • Lexkmark Mobile Print – È l’app ufficiale delle stampanti Lexmark.
    Consente di inviare documenti ed immagini da smartphone e tablet Android ad una stampante connessa alla rete.
    È gratis.
  • Canon Print Service – Si tratta dell’applicazione ufficiale per le stampante Canon.
    Tra le varie funzioni offerte, consente di effettuare la stampa dei documenti direttamente dal menu delle varie applicazioni.
    È gratis.
  • Breezy Print – Si tratta dell’app di un servizio funzionante in modo molto simile a Cloud Print.
    Permette di stampare usando la stampante del computer, connessa al cellulare o tablet Android tramite un’applicazione. È però necessario installare prima un programma sul computer e poi l’app su Android per fare il collegamento ed effettuare le varie operazioni di stampa.
    È gratis.
  • Printershare – Si tratta di un’ottima app che permette di stampare direttamente dallo smartphone o dal tablet tramite Wi-Fi, Bluetooth, USB o Internet.
    È gratis ma per poter fruire di alcune funzioni extra è necessario effettuare l’acquisto della versione Premium.

come spostare applicazioni android su sd



come spostare applicazioni android su sd

Hai installato talmente tante app che la memoria del tuo smatphone sta per “scoppiare”?
È una situazione piuttosto comune, non disperare.
Ti assicuro che in un modo o nell’altro riuscirai a risolvere il problema.
Il primo consiglio che mi sento di darti è quello di disinstallare tutte le app che non utilizzi spesso, ma se hai un dispositivo dotato di memoria espandibile puoi percorrere anche un’altra strada:
puoi spostare le applicazioni dalla memoria principale del telefono alla microSD e continuare a utilizzarle senza visualizzare più quei fastidiosi errori relativi alla “memoria insufficiente” del dispositivo.

Per spostare le applicazioni sulle microSD, basta recarsi nelle impostazioni di Android, selezionare le app da trasferire e premere sul pulsante “Sposta in scheda SD”.
L’unico problema è che quest’opzione non è sempre disponibile, ci sono alcune app che possono essere installate solo sullo storage interno dello smartphone… a meno di non effettuare il root su Android.



Sottoponendo il tuo smartphone alla procedura di root (cioè ottenendo i privilegi da amministratore) puoi forzare il trasferimento delle app sulle microSD anche quando normalmente questo non sarebbe possibile.
Ti va di saperne di più? Bene, allora prenditi cinque minuti di tempo libero e scopri come spostare applicazioni Android su SD grazie alle indicazioni che sto per darti, le quali valgono per tutte le versioni più diffuse di Android e i device di tutte le principali marche (compresi i tablet).

Procedura standard per spostare app su SD

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Android include “di serie” una funzione che consente di trasferire le app dalla memoria del telefono alla scheda SD.
Tuttavia funziona solo in pochi casi, ossia solo per quelle applicazioni che prevedono lo spostamento su memory card esterna ma di default vengono salvate sull’unità interna dello smartphone.

Per spostare applicazioni Android su SD usando solo le opzioni previste naturalmente dal sistema operativo, recati nella schermata delle Impostazioni (l’icona dell’ingranaggio) e seleziona la voce App  (oppure Gestione applicazioni) dal menu che compare.
Dopodiché premi sulla scheda Tutte (in alto) e scegli l’applicazione che vorresti far “traslocare”.



A questo punto, se l’opzione è disponibile, premi sul pulsante Sposta in scheda SD e attendi che Android completi lo spostamento della “app”.
Ti accorgi che l’applicazione è terminata quando al posto del pulsante che hai premuto compare l’opzione Sposta in telefono.

Se l’opzione Sposta in scheda SD non è disponibile può significare che l’applicazione selezionata è già presente sulla SD del telefono; che normalmente non prevede l’opzione di spostamento, oppure che la versione di Android con cui è equipaggiato il tuo terminale non prevede naturalmente questa funzione.



Come forzare lo spostamento delle app su SD

Adesso invece vediamo come spostare applicazioni Android su SD in maniera forzata, procedura abbastanza semplice da compiere ma che richiede un paio di operazioni preliminari leggermente impegnative.

  • Eseguire il root sullo smartphone o sul tablet in uso.
  •  Creare una partizione secondaria sulla microSD che funga da estensione della memoria dello smartphone.
  • Attivare il debug USB sul telefono o sul tablet.
  • Installare l’applicazione gratuita Link2SD dal Play Store, la quale permette di forzare lo spostamento delle app sulle microSD.
  • Qui sotto trovi le istruzioni necessarie a portare a termine tutte le operazioni di cui ti ho appena parlato. Segui attentamente tutti i passaggi e non dovresti avere problemi.



    Effettuare il root

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    Il root è una procedura mediante la quale si ottengono i permessi da amministratore su Android.
    Ciò consente di utilizzare applicazioni come Link2SD, le quali permettono di agire in maniera profonda sulle impostazioni di sistema bypassando le restrizioni standard di Android.



    La procedura di root non è particolarmente complessa, tuttavia varia da dispositivo a dispositivo e necessita di un po’ di tempo per essere portata a termine.
    Inoltre può comportare la cancellazione completa delle app e dei dati presenti sul device.
    Se vuoi saperne di più consulta la mia guida su come effettuare il root su Android, lì trovi spiegato tutto quello che c’è da sapere sull’argomento.

    Come partizionare la microSD

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    Per creare una partizione secondaria sulla tua microSD puoi utilizzare il software gratuito MiniTool Partition Wizard Home Edition per Windows.
    Collegati dunque al sito Internet dell’applicazione e provvedi a scaricarla sul tuo PC cliccando prima sul pulsante From Cnet collocato accanto alla voce Free edition e poi sul bottone Download Now.

    A download completato, avvia il pacchetto d’installazione del software (es. pwfree9.exe) e clicca in sequenza su Next cinque volte consecutive, Install e Finish per portare a termine il setup.



    Adesso avvia MiniTool Partition Wizard, clicca con il tasto destro del mouse sulla voce relativa alla partizione principale della microSD (che devi aver inserito nel computer tramite un apposito adattatore) e seleziona l’opzione Move/Resize dal menu che compare.

    Nella finestra che si apre, utilizza la barra collocata sotto la voce Size and location per specificare le dimensioni da assegnare a ciascuna delle due partizioni della scheda (ti consiglio di mantenere un rapporto 60%/40%) e clicca prima su OK e poi su Apply (in alto a sinistra) e Yes per applicare i cambiamenti.



    Successivamente, fai click destro sulla voce Unallocated comparsa accanto all’icona della microSD e scegli l’opzione Create dal menu che compare. Dopodiché premi su Yes, imposta la voce Primary nel menu a tendina Create As, la voce EXT3/EXT4 nel menu File System, seleziona tutto lo spazio libero a disposizione sulla scheda (sempre tramite la barra Size and location) e clicca in sequenza su OKApply e Yes per applicare i cambiamenti.

    Alla fine dovrai ottenere una microSD con due partizioni primarie:
    una in FAT/FAT32 più grande e una in EXT3/EXT4 più piccolina.



    Attivare il debug USB

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    Il debug USB è una modalità speciale che permette di collegare i device Android al PC avendo un accesso più “profondo” al sistema.
    È usata dalla maggior parte dei software per il root e anche da applicazioni come Link2SD.
    Puoi attivare il debug USB sul telefono andando nelle impostazioni di Android e attivando l’apposita opzione presente nel menu Opzioni sviluppatore.



    Per far comparire il menu con le opzioni di sviluppo, potrebbe essere necessario andare nelle impostazioni di Android (l’icona dell’ingranaggio), selezionare la voce Info sul telefono e premere per sette volte consecutive sulla dicitura Numero buid.

    Come spostare le applicazioni su microSD in maniera forzata

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    Una volta modificata la microSD come appena visto insieme, puoi reinserire la scheda nel telefono e passare all’installazione di Link2SD. Al suo primo avvio, la app ti chiederà qual è il file system che hai utilizzato per la memory card: seleziona l’opzione EXT3/EXT4 e premi OK per andare avanti. Autorizza quindi la app in SuperSu o SuperUser per concederle i permessi di root (premendo sul pulsante Concedi) e, se richiesto, riavvia il telefono premendo sull’apposita opzione.

    A questo punto puoi procedere liberamente al trasferimento delle tue app sulla microSD.
    In che modo?
    Te lo spiego subito.
    Tutto quello che devi fare è avviare Link2SD, selezionare il nome della app che vuoi trasferire sulla scheda SD e premere prima sul pulsante Sposta su scheda SD e poi su OK.
    Facile, vero?



    Alcune applicazioni di sistema potrebbero avere il pulsante per il trasferimento su SD disabilitato.
    In casi come questi puoi ricorrere alla funzione dei link simbolici che spostano in maniera forzata i dati delle app facendo credere al sistema che questi ultimi siano ancora nella loro posizione originaria.
    Per utilizzarla, premi sul pulsante Collegamento a scheda SD, seleziona tutte le voci disponibili nella schermata che si apre e premi OK per completare la procedura.

    Esiste ache una versione a pagamento di Link2SD che costa 1,99 euro e offre alcune funzioni aggiuntive, come lo spostamento di alcune app di sistema su SD tramite link simbolici. Attenzione però, lo spostamento di alcune app di sistema è sconsigliato perché potrebbe causare l’instabilità di Android.



    Nota: se hai uno smartphone o un tablet su cui non è presente il Google Play Store, puoi utilizzare Link2SD per installare il Play Store e convertirlo in applicazione di sistema.
    Trovi spiegato tutto nel mio tutorial su come installare Google Play Services.

    come spiare whatsapp android



    come spiare whatsapp android

    Viste le numerose richieste che ho ricevuto in merito, oggi torno ad occuparmi di un argomento che ho già trattato diverse volte in passato:
    come spiare WhatsApp Android.
    No, tranquillo, non voglio incentivare attività illegali come il monitoraggio delle comunicazioni elettroniche.
    Tutt’altro.
    Con il tutorial di oggi voglio analizzare alcune tecniche adottate dai criminali informatici per captare le nostre conversazioni su WhatsApp e voglio farti scoprire tutte le “armi” che abbiamo a nostra disposizione per difenderci.

    Per fortuna la situazione non è drammatica come qualcuno vuole farla apparire.
    Su Android, WhatsApp utilizza una tecnica di cifratura denominata end-to-end che rende i messaggi visibili solo ai rispettivi mittenti e destinatari.
    Le chat arrivano in forma criptata perfino sui server del servizio ed è difficile che un malintenzionato possa “catturarle” con attività come lo sniffing delle reti wireless (a meno che non ci sia una falla nell’implementazione del sistema di cifratura, questo non possiamo saperlo).
    Ad ogni modo è vietato abbassare la guardia!



    Esistono tecniche – se vogliamo meno raffinate ma ugualmente molto pericolose – che permettono di rubare l’identità di una persona su WhatsApp accedendo fisicamente al suo smartphone.
    Vediamo subito quali sono e attrezziamoci per evitare che qualcuno possa metterle in pratica sui nostri cellulari.

    Spiare WhatsApp Android con WhatsApp Web

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    WhatsApp Web, come sicuramente ben saprai, è una funzione di WhatsApp che permette di accedere al servizio via Web.
    Funziona su qualsiasi computer ed è compatibile con tantissimi browser diversi:
    Chrome, Firefox, Opera e Safari (con funzioni limitate, come ti ho spiegato anche nel mio post su WhatsApp per PC).

    Utilizzarlo è davvero semplicissimo:
    basta collegarsi al sito web.whatsapp.com, scansionare con la fotocamera dello smartphone il QR code che compare sullo schermo del PC e il gioco è fatto.
    E quindi, cosa c’è di pericoloso in tutto questo?



    I rischi per la nostra privacy arrivano dal fatto che WhatsApp Web è in grado di memorizzare l’identità dell’utente (basta mettere il segno di spunta sull’opzione Resta connesso per accedere al servizio senza dover scansionare il QR code) e dal fatto che non è richiesta la presenza dello smartphone sulla stessa rete Wi-Fi del PC.
    WhatsApp Web funziona solo se lo smartphone su cui è installato WhatsApp è acceso e connesso a Internet, ma la connessione può avvenire tramite qualsiasi rete wireless o addirittura tramite la rete dati 3G/LTE, i due dispositivi non devono trovarsi necessariamente nella stessa stanza.

    Questo significa che un malintenzionato potrebbe sottrarti lo smartphone con una scusa (es.
    la necessità di fare una chiamata urgente), utilizzarlo per accedere a WhatsApp Web e mantenere l’accesso alle tue conversazioni per diversi giorni.



    Come difendersi:
    per difenderti da questo tipo di minacce devi mettere in pratica un po’ di buonsenso, quindi non devi prestare lo smartphone a sconosciuti e non devi lasciarlo incustodito in luoghi pubblici.
    Inoltre puoi recarti nel menu Chat > […] > WhatsApp Web di WhatsApp e controllare tutte le sessioni di WhatsApp Web attive sul tuo account.
    Se ne rilevi qualche attività sospetta, premi sul pulsante Disconnettiti da tutti i computer e tutti i PC connessi al tuo account perderanno l’accesso (sarà necessario scansionare nuovamente il QR code con il telefonino per accedere a WhatsApp Web).

    Clonare WhatsApp

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    Un’altra delle tecniche utilizzate dai criminali informatici per spiare WhatsApp Android è clonare il MAC address del telefono della vittima, installare WhatsApp e rubare l’identità della persona da spiare.
    Si tratta di una procedura molto elaborata, alquanto lunga da mettere in pratica, ma ancora molto pericolosa.

    Il MAC address, qualora non ne avessi mai sentito parlare, è un codice di 12 cifre che permette di identificare in maniera univoca tutti i dispositivi in grado di connettersi a Internet.
    Anche WhatsApp lo utilizza, insieme al numero di telefono, per verificare l’identità dei propri utenti… ed è qui che i criminali informatici possono mettere il loro zampino.



    Esistono delle applicazioni, come per esempio BusyBox e Mac Address Ghost, che consentono di camuffare il MAC address degli smartphone Android (solo quelli precedentemente sottoposti alla procedura di root) facendolo apparire come quello di un altro telefono.

    Questo “trucchetto” può consentire a un malintenzionato di clonare il MAC address di un telefono (lo smartphone della persona da spiare), installare una nuova copia di WhatsApp, attivarla con il numero della vittima e ottenere così l’accesso completo a tutte le sue conversazioni.



    Come difendersi: questo tipo di attacco, così come quello che abbiamo visto in precedenza, richiede un accesso fisico allo smartphone della vittima.
    Ciò significa che puoi evitarlo non lasciando il tuo cellulare in balìa degli sconosciuti e applicando alcune elementari misure di protezione.

    Una di queste è sicuramente l’utilizzo di un PIN sicuro per evitare accessi non autorizzati allo smartphone (d’altronde per visualizzare il MAC address del cellulare basta andare nel menu delle impostazioni, non bisogna essere hacker!).
    Se non hai già provveduto a farlo, imposta un PIN sicuro sul tuo Android recandoti nel menu Impostazioni > Sicurezza > Blocco Schermo e selezionando la voce PIN da quest’ultimo.
    In alternativa puoi anche selezionare la voce Sequenza e utilizzare una gesture (cioè un “disegno” da fare con il dito sullo schermo del telefono) al posto del codice numerico.



    Altro consiglio che mi sento di darti è quello di vietare la visualizzazione degli SMS nella lock-screen di Android (in questo modo anche l’SMS con il codice di verifica di WhatsApp non può essere visualizzato dai malintenzionati).
    Per riuscirci, recati nel menu Impostazioni > Sicurezza > Blocco Schermo di Android, imposta un PIN o una Sequenza e scegli di nascondere i contenuti sensibili.

    Applicazioni spia

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    Come ti ho spiegato anche nel mio tutorial su come spiare cellulari Android, il Google Play Store pullula di applicazioni per il parental control e la localizzazione remota degli smartphone che, se opportunamente configurate, possono consentire a un malintenzionato di spiare un telefono a distanza catturando tutto quello che viene digitato sulla sua tastiera e quello che accade sul suo schermo.

    Come difendersi:
    anche le applicazioni spia necessitano di un accesso fisico al telefono per poter essere installate, quindi valgono tutti i consigli che ti ho dato prima.
    Inoltre potresti provare ad accedere al menu Impostazioni > App > Tutte di Android e vedere se c’è qualche nome “sospetto” fra le applicazioni installate sul cellulare.



    Purtroppo l’assenza di nomi “sospetti” dai menu di Android non fuga completamente il dubbio relativo alla presenza di applicazioni spia sul cellulare.
    Questo genere di app, infatti, ha l’abilità di nascondersi da tutti i menu di sistema e per liberarsene bisogna prima sbloccarle inserendo delle apposite password.

    La persona spiata, ovviamente, non conosce queste password e quindi può liberarsi dell’applicazione spia solo formattando il proprio device.
    Se tu hai questo tipo di sospetto ma non hai trovato nomi “strani” nel menu di Android, prova a resettare Android seguendo il mio tutorial sull’argomento e dovresti risolvere il problema.



    Sniffing wireless

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    WhatsApp per Android, come precisato all’inizio di questo post, utilizza un sistema di cifratura end-to-end denominato TextSecure.
    Questo sistema è basato sull’utilizzo di due chiavi:
    una chiave pubblica che viene condivisa con il nostro interlocutore e serve a cifrare i messaggi in uscita e una chiave pubblica che invece risiede unicamente sul nostro smartphone e ci permette di decifrare i messaggi in entrata.



    Con la cifratura end-to-end, il rischio legato al monitoraggio delle reti wireless (il cosiddetto sniffing wireless) è ridotto al minimo, in quanto tutte le informazioni circolano in forma criptata ma… c’è un ma.

    WhatsApp è un’applicazione closed source, non possiamo analizzare a fondo il suo codice sorgente, e quindi non possiamo sapere se la cifratura viene applicata sempre, se in alcuni paesi viene disattivata su richiesta dei governi locali o se la sua implementazione è stata fatta a regola d’arte.
    Va da sé che un semplice errore nell’utilizzo di questa tecnologia renderebbe nuovamente vulnerabile l’applicazione e abbasserebbe di molto la sicurezza delle nostre conversazioni.



    Un primo campanello d’allarme circa la sicurezza della cifratura end-to-end in WhatsApp è arrivato nell’aprile del 2015, quando un team di ricercatori tedeschi ha scoperto che solo le comunicazioni Android > Android venivano protette con la cifratura TextSecure.
    In altre circostanze la app utilizzava una tecnologia basata sull’algoritmo RC4 che non è più ritenuto impenetrabile ed è molto più facile da decodificare per i criminali informatici.

    Ora la situazione dovrebbe essere migliorata.
    Gli sviluppatori del sistema di cifratura di WhatsApp hanno assicurato che la cifratura end-to-end arriverà gradualmente su tutte le piattaforme, ma rimane l’incognita relativa all’impossibilità di controllare il codice di WhatsApp.
    Non possiamo sapere se e quali tipi di comunicazioni vengono effettivamente criptati.
    Dobbiamo “fidarci”.



    Come difendersi: se la cifratura end-to-end non funziona, purtroppo noi utenti non possiamo fare nulla.
    L’unico consiglio che mi sento di darti è evitare le connessioni Wi-Fi pubbliche, che come noto sono il terreno di caccia preferito dai criminali informatici.
    Per il resto, se non ti fidi di WhatsApp smetti di usarlo e rivolgiti ad un’altra applicazione di messaggistica con cifratura end-to-end, possibilmente open source (in modo da avere maggiori garanzie sul funzionamento della cifratura).

    come spiare un cellulare android gratis



    come spiare un cellulare android gratis

    A volte mi capita di ricevere delle email in cui mi viene chiesto di scrivere un tutorial su come spiare un cellulare Android gratis.
    Per rispondere a questa richiesta – che immagino interessi anche te, dal momento che stai leggendo queste righe – devo prima sottolineare una cosa importante:
    spiare il cellulare di un’altra persona è assolutamente scorretto e non è per nulla mia intenzione incentivare questo tipo di attività, in quanto comporta una grave violazione della privacy altrui (e, in alcuni casi, può comportare anche la violazione della legge).

    Chiarito ciò, voglio pensare che tu sia mosso da buone intenzioni:
    ad esempio, potresti voler mettere sotto controllo uno smartphone per monitorare gli spostamenti di tuo figlio, visto che ti preoccupa il fatto che torni a casa da solo la sera.
    Se le cose stanno così, per quanto questa pratica sia da considerare di dubbia moralità, in questo tutorial che ho realizzato voglio fornirti alcune soluzioni utili per riuscire nel tuo intento.



    Ci sono varie strade che puoi percorrere.
    Puoi, ad esempio, monitorare il cellulare di un’altra persona sfruttando i servizi anti-furto messi a disposizione da Google e altri produttori (mediante i quali è possibile localizzare e comandare uno smartphone da remoto), oppure puoi ricorrere a delle app per il parental control e monitorare tutte le attività svolte da una persona sul proprio telefono, avendo spesso la possibilità di limitarle a distanza.
    Se vuoi saperne di più, continua a leggere:
    trovi spiegato tutto qui sotto.

    Indice

    • Prerequisiti
    • App per spiare un cellulare Android gratis
      • Trova il mio dispositivo (Find My Device)
      • Android Lost
      • Qustodio
    • Altre app per spiare un cellulare Android gratis

    Prerequisiti

    Per monitorare con fini leciti un cellulare Android da remoto, attraverso l’utilizzo di servizi Web o app gratuite, è necessario aver abilitato in precedenza alcune impostazioni sul dispositivo che si desidera controllare.



    La prima operazione preliminare da compiere riguarda la verifica della corretta associazione dello smartphone con un account Google.
    Per riuscire in questo intento, fai tap sull’icona con il simbolo dell’ingranaggio che trovi nella home screen, in modo da visualizzare il menu delle Impostazioni.
    Raggiungi quindi la schermata dell’account, premendo sulle voci Account > Google, e verifica che, in questa sezione, vi sia la dicitura che fa riferimento a un account Google (Gmail.com).

    Nel caso in cui non vi sia alcun account Google configurato, premi sul pulsante Aggiungi account e poi fai tap sul bottone Google, in modo da effettuare il login o creare un nuovo account Google sul momento, selezionando la voce Crea un account.
    In caso di problemi relativi all’associazione, fai riferimento al mio tutorial su come creare un account Gmail.



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    La procedura successiva è relativa all’attivazione della geolocalizzazione:
    fai tap sull’icona con il simbolo di un ingranaggio nella home screen, premi sulla voce Geolocalizzazione nella successiva schermata e sposta su ON l’interruttore che trovi in alto a destra.
    Premi poi sulla dicitura Modalità (situata in basso) e premi sull’opzione Alta precisione.



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    Adesso, devi fare in modo che il servizio di localizzazione nativo Gestione Dispositivi Android (utile per lo scopo oggetto di questo tutorial e di cui ti parlerò nel prossimo paragrafo) possa accedere alla posizione.



    Per farlo, apri le Impostazioni tramite l’icona con il simbolo di un ingranaggio nella home screen, fai tap sulle voci Google > Sicurezza, poi su Trova il mio dispositivo e sposta su ON la levetta che trovi nella barra in alto.

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    App per spiare un cellulare Android gratis

    Nei prossimi paragrafi ti parlerò dello strumento nativo di geolocalizzazione remota Gestione Dispositivi Android e anche di applicazioni di terze parti, come per esempio Lost Android, che possono essere impiegate per spiare un cellulare Android:
    si tratta di strumenti che, dal momento in cui sono pensati per essere sfruttati come servizi antifurto, permettono di monitorare in tempo reale la posizione di un cellulare. Poi ci sono alcune app dedicate al parental control, che sono utili se si desidera tracciare (oltre che controllare da remoto) le attività eseguite sul dispositivo.

    Gestione Dispositivi Android

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    Un’applicazione utilizzabile per monitorare da remoto la posizione di un cellulare Android è Gestione dispositivi Android, servizio incluso di serie nei device dotati del sistema operativo Google, accessibile anche tramite pannello Web dedicato.

    Tra le caratteristiche di questo strumento gratuito, vi è la possibilità di localizzare da remoto un dispositivo Android precedentemente associato a un account Google, ma anche eseguire alcune operazioni aggiuntive, come il blocco del dispositivo in caso di smarrimento o il reset alle impostazioni di fabbrica.
    Si tratta, infatti, di un tool che viene impiegato principalmente per rintracciare il proprio dispositivo in caso di furto.



    Bisogna inoltre sottolineare che, nelle versioni più recenti di Android (dalla versione Nougat 7.0), Gestione dispositivi Android mostra una notifica sul dispositivo, quando questo viene rintracciato da remoto.
    In tal caso, questo strumento potrebbe vanificare la tua volontà di spiare il cellulare, in quanto verresti immediatamente scoperto.
    Verifica quindi, nel menu Impostazioni > Sistema > Informazioni sul telefono (o Info sul dispositivo) la versione di Android installata, facendo riferimento alla voce Versione di Android.

    Il funzionamento di Trova il mio dispositivo è identico da Web e dall’applicazione quindi, una volta eseguite le procedure preliminari che ti ho indicato nel paragrafo precedente, scegli se utilizzare l’applicazione, scaricandola dal Play Store (clicca sul link fornito, premi sul pulsante Scarica e poi su Apri) o se collegarti alla sua piattaforma da Web da PC, attraverso l’utilizzo di un browser per la navigazione in Internet, come per esempio Google Chrome.



    Una volta visualizzata la schermata iniziale di Trova il mio dispositivo, effettua l’accesso con l’account Google associato al cellulare da monitorare, in modo da essere reindirizzato alla pagina di Gestione dei Dispositivi Android.
    Premi quindi sull’icona situata in alto a sinistra, che fa riferimento al cellulare da rintracciare, e attendi che ti venga mostrata la sua posizione in tempo reale su una cartina geografica.

    Se stai utilizzando questo servizio per monitorare il cellulare che ti è stato rubato o che hai smarrito, puoi utilizzare la funzione Riproduci audio per far emettere un suono e quindi rintracciarlo più velocemente, nel caso in cui ti trovassi nelle sue vicinanze.



    Avvalendoti del pulsante Blocca il dispositivo, invece, puoi agire, sempre da remoto, per far apparire sullo schermo un messaggio personalizzato.
    In alternativa, utilizza la funzione Resetta il dispositivo, per reimpostare il cellulare alle impostazioni di fabbrica.
    Quest’ultima operazione però, lo scollega dall’account Google e quindi non ne permette più l’immediata localizzazione.

    Android Lost

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    Un’altra soluzione da prendere in considerazione per tracciare da remoto la posizione di un cellulare e comandarlo via Internet è Android Lost, app gratuita che possiede anche funzionalità avanzate a pagamento (sbloccabili al prezzo di 0,99€/mese dopo una trial di 7 giorni), come per esempio la possibilità di camuffare la sua icona per farla sembrare un’app di sistema.

    Tra le sue caratteristiche, quelle più utili alle attività di monitoraggio di un cellulare sono la possibilità di ottenere la cronologia di chiamate e messaggi e scattare foto.
    È anche possibile utilizzare le sue finalità antifurto, facendo squillare il dispositivo e cancellandone il contenuto, con un reset alle impostazioni di fabbrica.



    Una volta scaricata quest’applicazione dal Play Store (fai tap sul link fornito, poi premi sui pulsanti Installa Accetto), avviala e premi sul bottone Try Premium Features, in modo da provare gratuitamente le funzionalità aggiuntive menzionate della versione a pagamento, poi concedi all’app i permessi di amministratore, facendo tap prima sul pulsante Request Administrator Rights e poi su Attiva.

    Una volta configurata l’applicazione come indicato, collegati al suo sito ufficiale, per utilizzare le funzionalità che ti interessano.
    Nella home page, fai clic sul pulsante Sign In, nell’angolo in alto a destra, in modo da autenticarti tramite l’account Google configurato sul cellulare da monitorare.



    Dopodiché, premi sul pulsante Permetti, in modo da completare l’autenticazione.
    Una volta visualizzata la sezione principale di Android Lost, premi sulla scheda Controls e fai clic sul pulsante Send location per visualizzare su una mappa la posizione del telefono in tempo reale.

    Nel caso in cui, utilizzando il browser Google Chrome, non riuscissi a visualizzare la posizione del cellulare, premi sull’icona a forma di scudo con una X rossa situata nella barra degli indirizzi del browser.
    Dopodiché, fai clic sul collegamento Carica script non sicuri, nel relativo menu e poi fai clic nuovamente sul pulsante Send Location, nella scheda Controls di Android Lost.



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    Le altre funzionalità più importanti sono presenti nella scheda Status, tramite la quale puoi attivare o disattivare da remoto le connessioni, come per esempio il Bluetooth o il GPS.
    La sezione Logs, invece, permette di ottenere informazioni sulle attività eseguite dal dispositivo.
    Se, ad esempio, vuoi far apparire sullo schermo un messaggio personalizzabile, fai riferimento alla sezione Messages e al comando Message popup.



    Altri strumenti utili sono quelli presenti nella sezione Security, in quanto permettono di eseguire il reset del dispositivo da remoto (Wipe Phone), di bloccarlo per renderlo inutilizzabile (Lock Phone) oppure di nascondere l’icona dell’app (Hide package).

    Qustodio

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    Se intendi spiare un cellulare Android gratuitamente con finalità di controllo parentale, puoi rivolgerti all’app gratuita Qustodio, tramite la quale è possibile monitorare in svariati modi un dispositivo ottenendo, per esempio, informazioni sui siti Internet visitati, sulla sua posizione geografica e dei log sulle attività eseguite con lo stesso.



    Può essere scaricata gratuitamente dal Play Store di Android ma include anche dei piani in abbonamento, che partono da 42,95 €/anno.
    La sottoscrizione serve per il monitoraggio di più dispositivi – nella versione gratuita è possibile controllarne soltanto uno – e include anche funzioni aggiuntive, come per esempio il monitoraggio delle chiamate e degli SMS.

    Per iniziare a utilizzare Qustodio su un dispositivo Android, scarica la sua applicazione facendo tap sul link indicato, dopodiché premi prima sui pulsanti Installa/Accetto e poi su Apri.



    L’app deve essere configurata sul dispositivo da spiare e, facoltativamente, anche su quello che si intende utilizzare per il monitoraggio (facoltativamente, in quanto è possibile accedere anche alla sua versione Web da browser). Ti consiglio, però, di scaricare l’app su entrambi i dispositivi.

    Una volta completato il download dell’applicazione, avviala sul dispositivo da utilizzare per il monitoraggio, premi sui pulsanti Crea un account Qustodio Accetta tutto e compila il modulo presente a schermo, indicando il tuo nome, un indirizzo email e una password, dopodiché premi sui pulsanti Avanti e Successivo per accettare le condizioni d’uso del servizio e completare la procedura di creazione del tuo account.



    Ad account creato, fai tap sulla voce Dispositivo genitore che vedi situata in basso, poi premi sul pulsante di colore verde Capisco che trovi in basso a destra.
    A questo punto, ti verrà mostrato un breve tutorial che illustra le caratteristiche di quest’applicazione; dopo averne preso visione premi sul bottone Chiudi tour, per passare alla schermata iniziale di Qustodio.

    Fa ora tap sul pulsante Inizia a usare Premium, in modo da attivare la versione di prova gratuita della versione Premium dell’app, che permette di monitorare fino a 5 dispositivi e include anche le caratteristiche avanzate di cui ti ho parlato nelle precedenti righe.
    Pigia quindi sul simbolo (+) situato in basso e compila il successivo modulo, per indicare le informazioni riguardanti la persona da controllare (per esempio un figlio), poi premi sul bottone Successivo.



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    Una volta eseguita la configurazione di Qustodio sul cellulare da utilizzare per il monitoraggio, avvia l’app precedentemente scaricata sul telefono da controllare, esegui l’accesso con le credenziali che hai registrato poco fa (Ho un account genitore) dopodiché fai tap sul bottone Dispositivo bambino.



    Pigia sul nome del bambino che utilizza il cellulare, dai un nome al device in uso (per esempio Telefono di…), premi sui pulsanti Avanti/Successivo e concedi tutti i permessi richiesti:
    sono necessari per la configurazione dell’app e il monitoraggio.
    Per farlo, premi su Attiva ora, poi sull’icona di Qustodio e sposta la levetta su ON, in corrispondenza della voce Consenti accesso a dati di utilizzo.

    Inoltre, attiva le opzioni di Accessibilità, premendo su Attiva ora, sulla voce Qustodio, spostando la levetta su ON e confermando l’operazione tramite il pulsante OK. Successivamente, concedi gli altri permessi richiesti, facendo tap su Attiva ora e Attiva, in modo da terminare la configurazione.



    Al termine della procedura, se hai eseguito correttamente tutte le operazioni indicate, vedrai apparire un messaggio che conferma l’avvenuta configurazione. Eseguita la configurazione dell’app su entrambi i dispositivi, puoi avviare Qustodio sul tuo smartphone o tablet Android.
    Per monitorare le attività eseguite sul dispositivo precedentemente configurato, premi quindi sulla voce Vai al portale Famiglia.

    Il portale Famiglia di Qustodio è suddiviso in schede:
    quella principale è chiamata Panoramica attività (mostra l’elenco di tutte le attività eseguite), mentre le attività eseguite sui social network o su Internet sono visibili nelle schede Attività social e Navigazione.



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    È anche possibile utilizzare la piattaforma di monitoraggio collegandosi al sito Web ufficiale di Qustodio.
    In questo caso, per accedere, clicca sul pulsante Accesso, seleziona la dicitura Qustodio per le famiglie ed effettua il login con le tue credenziali.



    Altre app per spiare un cellulare Android gratis

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    Vorresti che ti consigliassi altre applicazioni per spiare un cellulare Android gratis, in modo da avere maggiori possibilità di individuare lo strumento più adatto alle tue esigenze?
    Certamente, non c’è problema:
    dai uno sguardo a quelle che trovi elencate qui di seguito.



    • Wheres My Droid – è un’app gratuita che serve per localizzare un cellulare da remoto, il cui funzionamento è simile alle app già menzionate nei paragrafi precedenti.
      Presenta anche caratteristiche a pagamento (prezzi a partire da 3,99$) che servono, ad esempio, per ottenere il log di chiamate e messaggi.
      Te ne ho parlato in questa mia guida.
    • iKeyMonitor – è uno strumento molto avanzato per il monitoraggio di un cellulare Android, richiede facoltativamente i permessi di root perché presenta caratteristiche avanzate, come la possibilità di visualizzare la cronologia di chiamate e messaggi.
      Permette anche di monitorare tutto ciò che viene digitato sul dispositivo.
      È utilizzabile con una prova gratuita di 3 giorni ma successivamente è a pagamento (prezzi a partire da 49,99$/anno).
    • Cerberus – è una tra le migliori soluzioni in quanto si tratta di uno strumento di genere antifurto molto completo.
      È utilizzabile per lo scopo oggetto di questa guida in quanto, oltre a localizzare un dispositivo da remoto, permette di ottenere l’elenco delle chiamate o dei messaggi ricevuti e inviati.
      Quest’applicazione non è però gratuita:
      dopo un periodo di prova di 7 giorni, costa 5€/anno.
      Te ne ho parlato in questa mia guida.

    come spiare cellulare android



    come spiare cellulare android

    Ultimamente molte persone mi hanno contattato per chiedermi se potevo scrivere un tutorial come spiare un cellulare Android.
    Non è la prima volta che ricevo richieste simili e posso immaginare che la richiesta provenga da persone che nutrono qualche sospetto sulle attività svolte dai propri partner.
    Posso capire quindi che mi venga fatta una richiesta sulla base di queste spiacevoli situazioni, ma va premesso che questo genere di attività sono inadeguate dal punto di vista morale e possono sfociare facilmente in violazioni della legge.
    Va detto però anche detto che esistono delle situazioni in cui tenere sotto controllo lo smartphone di una persona può essere considerato lecito.

    Mi riferisco infatti a quei casi in cui si ha il bisogno di monitorare – e dunque limitare – le attività svolte da un minore sul proprio cellulare (Android, in questo caso) o quando, per paura di subire un furto, si desidera monitorare il proprio smartphone per avere la possibilità di controllarlo da remoto, in caso di necessità.



    Se tu ti trovi in una situazione del genere e stai cercando una soluzione per tenere sotto controllo un cellulare Android, qui sotto trovi indicati i nomi di alcune app che potrebbero fare al caso tuo.
    Si tratta di applicazioni dedicate esclusivamente al parental control oltre che al monitoraggio da remoto degli smartphone, in caso di furto o smarrimento.
    Mi raccomando, fanne un uso corretto e coscienzioso! Io non mi assumo alcuna responsabilità circa le modalità in cui utilizzerai questi strumenti.

    Mobile Fence

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    Se vuoi spiare cellulare Android con finalità di parental control puoi provare Mobile Fence, un’applicazione che consente di visualizzare numerose informazioni sul telefono da controllare e di comandare Android da remoto, per bloccare l’esecuzione di determinate app o la modifica di alcune impostazioni.

    Installando Mobile Fence su uno smartphone, avrai a disposizione diverse funzioni pensate per il monitoraggio del dispositivo.
    Potrai per esempio visualizzare la lista delle app utilizzate sul dispositivo dell’utente spiato, la cronologia delle chiamate e degli SMS effettuati di recente, l’elenco dei siti Internet visitati con maggior frequenza, e molto altro ancora.
    Inoltre potrai monitorare la posizione geografica del telefono, bloccare l’accesso a determinate applicazioni, bloccare i numeri indesiderati e specificare gli orari in cui è possibile utilizzare determinate funzioni del cellulare.
    Il tutto standotene comodamente seduto davanti al PC o utilizzando il tuo smartphone/tablet Android.



    Al momento in cui scrivo, Mobile Fence è un’applicazione molto completa che viene distribuita gratuitamente per un periodo di 30 giorni.
    Scaduta la versione di prova, tramite la quale è possibile provare tutte le funzionalità dell’applicazione pensata per il monitoraggio, bisognerà effettuare il pagamento dell’applicazione con prezzi che variano a seconda del numero di dispositivi che si desidera monitorare.
    Si parte dal piano Famiglia 3 per monitorare fino a 3 dispositivi, al prezzo di 28,80$ all’anno, fino ad arrivare al piano Famiglia 10 che ti permetterà di monitorare fino a 10 dispositivi, al costo di 96$ all’anno.

    Utilizzando l’app gratuitamente, volendo sfruttare i 30 giorni di prova, tieni conto che la configurazione iniziale del servizio richiede l’esecuzione attenta do alcuni passaggi, in quanto composta da due step.
    Il primo prevede l’utilizzo dello smartphone/tablet dell’utente controllore (quindi del genitore) e il secondo del telefono dell’utente controllato (il figlio).
    Affinché tutto funzioni a dovere, i dispositivi in uso devono essere stati sbloccati tramite la procedura di root.



    • Sul telefono dell’utente controllore (il genitore) bisogna installare Mobile Fence scaricandolo dal Google Play Store.
      Dopodiché bisogna aprire l’applicazione, seguire il breve tutorial che viene proposto al primo avvio e premere sul pulsante Registra per creare un account genitore.
      A procedura ultimata, occorre effettuare l’accesso con i dati scelti in fase di iscrizione a Mobile Fence, selezionare il proprio nome fra gli utenti disponibili e autorizzare la app ad acquisire diritti da amministratore sul dispositivo premendo su Attiva.
    • Sul telefono dell’utente da controllare(il quale deve essere sbloccato mediante procedura di root) bisogna installare Mobile Fence scaricandolo normalmente dal Play Store.
      Dopodiché bisogna aprire l’applicazione, seguire il breve tutorial iniziale ed eseguire l’accesso con i dati dell’account genitore creato sull’altro device.
      A login effettuato, bisogna premere sul pulsante Aggiungi un figlio, specificare nome, data di nascita e sesso dell’utente da monitorare e premere sul bottone Aggiungi.
      Infine, bisogna scegliere l’account del figlio dalla lista degli utenti disponibili e autorizzare la app ad acquisire diritti da amministratore sul dispositivo premendo su Attiva.
      Al termine della procedura di configurazione iniziale, dai la conferma che il dispositivo in utilizzo è quello del minore da controllare, premendo su OK quando richiesto.
      Fatto questo potrai spiare e comandare da remoto lo smartphone dell’utente controllato collegandoti al sito Internet di Mobile Fence oppure utilizzando la app ufficiale del servizio sul tuo smartphone/tablet Android.

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    La disposizione delle varie funzioni è molto intuitiva.
    Nella pagina iniziale del pannello di gestione, chiamata Sommario Attività, trovi un riepilogo di tutte le attività svolte sul cellulare spiato (applicazioni usate, tempo di utilizzo, chiamate/SMS effettuati e ricevuti, siti Web visitati, testi digitati..ecc.).



    Per avere una panoramica più dettagliata su tutte le attività, recati nella sezione Cronologia e seleziona una delle schede disponibili in quest’ultima: App per visualizzare la lista delle applicazioni usate di recente; Web per controllare l’elenco dei siti Web visitati sul telefono spiato; Posizione per visualizzare la posizione geografica del terminale e così via.

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    Per comandare il cellulare da remoto, clicca invece sul pulsante Imposta regole che si trova in alto a destra e scegli nel minimo dettaglio quali funzioni di controllo attivare: Blocco app per bloccare l’utilizzo delle app selezionate; Blocco Funzioni del Dispositivo per impedire l’accesso a fotocamera, Blocco Giochi, Blocco di funzioni Wi-Fi o Bluetooth e tanto altro.

    Spostandoti nelle schede Siti Web e Chiamate e Testi puoi scegliere quali siti Internet e quali numeri bloccare, mentre andando su Tempo di utilizzo puoi limitare gli orari in cui l’utente monitorato può utilizzare il suo smartphone.
    È tutto molto semplice:
    il monitoraggio e il blocco o la limitazione delle attività è a portata di clic.



    Nel caso in cui avessi la necessità di disinstallare Mobile Fence dal telefono spiato, apri l’applicazione, premi sul pulsante Modalità genitori ed effettua l’accesso con i dati dell’account genitore.
    Dopodiché fai “tap” sulla voce Impostazioni del dispositivo, premi sul pulsante Disinstalla e conferma l’operazione premendo OK.

    Cerberus

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    Vorresti “spiare” il tuo stesso cellulare per poterlo comandare da remoto in caso di furto o smarrimento?
    Allora ti consiglio di provare Cerberus, un’applicazione antifurto molto famosa, robusta e affidabile che permette di monitorare qualsiasi smartphone Android da remoto e comandarlo via Web o via SMS (nel caso in cui la connessione Internet non fosse disponibile).
    Costa 5 euro all’anno per il controllo di 1 dispositivo, ma è disponibile in una versione di prova gratuita che consente di provarla per 7 giorni.

    Per scaricare Cerberus sul tuo telefono, cercalo direttamente sul Play Store e installalo.
    Dopodiché avvia l’applicazione, premi sul pulsante per crea un account Cerberus e compila il modulo che ti viene proposto con tutti i tuoi dati personali.



    Ad operazione effettuata, premi su Abilita amministratore dispositivo e Concedi permesso Superuser (solo se hai un terminale sbloccato tramite root) per consentire a Cerberus di prendere il controllo del telefono.
    Scegli quali funzioni di monitoraggio attivare dal menu configurazione principale e il gioco è fatto.

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    Da questo momento in poi potrai monitorare il tuo stesso smartphone collegandoti al sito Internet di Cerberus o scaricando il client del servizio su un altro terminale Android.

    Anche il pannello di amministrazione di Cerberus è estremamente intuitivo.
    Attraverso quest’ultimo potrai visualizzare la posizione geografica del tuo smartphone (in tempo reale o all’ultima localizzazione effettuata, grazie alla cronologia degli spostamenti memorizzata automaticamente dalla app); potrai impostare la riattivazione automatica del GPS in caso di disattivazione (richiede il root) e potrai comandare la fotocamera per realizzare foto e video che ritraggono l’ambiente circostante (per capire esattamente dove si trova il device o scoprire l’identità dei ladri).



    Inoltre con Cerberus potrai registrare l’audio dal microfono dello smartphone, visualizzare un messaggio personalizzato sullo schermo di quest’ultimo e molto altro ancora.
    Provalo e non te ne pentirai!

    Lost Android

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    Un’altra ottima applicazione con la quale puoi spiare cellulare Android per finalità di antifurto è Lost Android, che è completamente gratis.
    Una volta installata, questa app permette di comandare lo smartphone da remoto tramite Web o tramite SMS per accedere a una vasta gamma di funzioni.

    Tra le funzionalità più interessanti di Android Lost viene offerta la possibilità di localizzare il terminale da remoto, attiva e disattiva Wi-Fi e GPS, far suonare l’allarme, cancellare il contenuto della memoria del telefono e molto altro ancora.



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    Inoltre, non dimenticare che puoi localizzare e comandare da remoto il tuo smartphone anche con Find My Device, il servizio antifurto di Google fornito gratuitamente con tutti i dispositivi Android.
    Ti ho spiegato dettagliatamente come utilizzarlo nel mio tutorial su come ritrovare il cellulare Android.



    Nota:
    spiare le attività di altre persone è un reato punibile dalla legge.
    Questo tutorial è stato scritto a puro scopo illustrativo, io non mi assumo alcuna responsabilità circa l’uso, potenzialmente improprio, che potresti fare delle indicazioni presenti in esso.

    come spiare android



    come spiare android

    Vorresti mettere sotto controllo il tuo smartphone (o tablet) Android, in modo tale da poterlo controllare a distanza in caso di necessità o, nella peggiore delle ipotesi, qualora dovessi smarrirlo?
    Beh, non è un’operazione difficile.
    Se vuoi, posso darti una mano io e spiegarti come fare.

    Se mi dedichi qualche minuto del tuo tempo libero, posso infatti indicarti gli strumenti di cui puoi avvalerti per raggiungere il tuo scopo e spiare Android.
    Ti anticipo già che la cosa è fattibile sia sfruttando delle soluzioni messe a disposizione direttamente da Google (quelle antifurto) che ricorrendo all’uso di servizi di terze parti, più avanzati e per certi versi invasivi.
    Ti va allora?
    Sì?
    Perfetto.



    Prima di procedere, però, lasciami ricordare che spiare senza permesso le attività di altre persone è una grave violazione della privacy (che in alcuni casi può diventare perfino un reato punibile dalla legge).
    Io non voglio in alcun modo incentivare questo genere di attività.
    Questa guida è stata scritta a puro scopo illustrativo, pertanto io non mi assumo alcuna responsabilità circa l’uso che potresti fare delle indicazioni presenti in essa.
    Chiaro?
    Allora cominciamo.

    Indice

    • Come spiare Android a distanza
      • Trova il mio dispositivo
      • Lost Android
      • Qustodio
    • Come spiare Android con MAC address
    • Come spiare Android WhatsApp
    • Come spiare Messenger Android

    Come spiare Android a distanza

    È possibile spiare Android agendo a distanza, quindi da un altro dispositivo mobile o da un computer, sfruttando il servizio antifurto messo a disposizione da Google o ricorrendo a delle applicazioni di terze parti per il parental control e/o il monitoraggio delle attività:
    per saperne di più, prosegui pure nella lettura.



    Trova il mio dispositivo

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    Cominciamo da Trova il mio dispositivo:
    il servizio incluso “di serie” su tutti i dispositivi Android e che permette di ritrovare i device equipaggiati con il sistema del robottino verde, localizzandoli e comandandoli da remoto.
    Si tratta, dunque, di un servizio antifurto ma, se usato in maniera adeguata, può essere usato anche per spiare un terminale, rilevandone la posizione geografica in tempo reale.
    È totalmente gratuito ma, per poterlo utilizzare, bisogna attivare preventivamente alcune funzioni sul dispositivo da rintracciare.



    Per essere precisi, il primo passo che bisogna compiere è quello di mettere mano alle impostazioni del cellulare, verificare l’associazione a un account Google e abilitare le funzioni di localizzazione.
    Per cui, prendi il tuo smartphone, sbloccalo, accedi alla home screen e fai tap sull’icona di Impostazioni (quella con l’ingranaggio), dopodiché recati nella sezione Utenti e account > Google.

    Verifica, dunque, che l’email relativa al tuo account Google sia visibile nella schermata che ti viene mostrata.
    Qualora così fosse, il tuo account è stato associato in maniera corretta al terminale.
    In caso contrario, invece, devi correggere il problema recandoti nella schermata principale delle Impostazioni di Android, selezionando le voci Utenti e account > Aggiungi account > Google, digitando le credenziali d’accesso dell’account Google nei campi appositi e seguendo le istruzioni riportate sul display.
    In caso di dubbi o problemi, puoi consultare la mia guida su come accedere agli account Google.



    Successivamente, devi assicurarti che il tuo dispositivo sia connesso a Internet (senza connessione, infatti, non possono essere eseguiti la localizzazione e il controllo remoto del device):
    per riuscirci, recati nelle Impostazioni di Android e seleziona le voci Wireless e reti > Rete mobile e Wireless e reti > Wi-Fi, per connetterti, rispettivamente, in Wi-Fi o tramite rete 4G/3G a Internet.
    Se hai dei dubbi, puoi fare riferimento al mio post dedicato alla questione.

    Un’altra cosa che devi preoccuparti di fare in via preventiva è quella di abilitare la geolocalizzazione:
    per riuscirci, recati sempre nel menu delle Impostazioni di Android, seleziona le voci Sicurezza e privacy > Servizi di localizzazione e attiva l’opzione Accedi alla mia posizione.



    Per concludere, provvedi ad abilitare il servizio Trova il mio dispositivo di Google. Per compiere quest’operazione, recati ancora una volta nella schermata delle Impostazioni di Android e accedi alla sezione Sicurezza e privacy > Trova il mio dispositivo, dopodiché sposta su ON la levetta relativa al servizio in oggetto.

    In seguito, visita il sito Internet dedicato al Play Store, clicca sul pulsante con l’ingranaggio situato in alto a destra e nell’elenco dei dispositivi che ti viene mostrato, individua quello che intendi spiare a distanza, dopodiché abilita l’opzione Mostra nei menu situata nella colonna Visibilità.



    Una volta compiuti tutti i passaggi preliminari di cui sopra, puoi finalmente servirti dello strumento Trova il mio dispositivo di Google per tenere sotto controllo il tuo cellulare Android a distanza.
    Puoi usarlo sia tramite computer (da Web) che da mobile (tramite app), usando un altro smartphone o tablet Android.

    Nel primo caso, apri il browser che usi di solito per navigare in Rete da PC (es.
    Chrome), visita la home page del servizio ed effettua il login con l’account Google associato al tuo smartphone.
    A questo punto, seleziona l’icona del dispositivo collegato all’account Google dalla parte in alto a sinistra della pagina e attendi che ti venga mostrata la posizione corrente di quest’ultimo sulla mappa oppure l’ultima posizione nota.



    Ti segnalo inoltre che, sempre sfruttando Trova il mio dispositivo, puoi intervenire da remoto sullo smartphone localizzato, selezionando le voci che trovi nel menu a sinistra.
    Per la precisione, cliccando sulla dicitura Riproduci audio puoi fare squillare lo smartphone, premendo su quella Blocca il dispositivo puoi bloccarlo, mentre cliccando sulla voce Resetta il dispositivo puoi cancellare tutti i dati contenuti al suo interno.

    Per quanto riguarda, invece, l’uso dell’app, il funzionamento è praticamente analogo a quello della variante Web.
    Per effettuare il download dell’applicazione, visita la relativa sezione del Play Store e premi sul pulsante Installa.



    In seguito, avvia l’app facendo tap sul bottone Apri comparso sul display, effettua l’accesso al medesimo account Google associato allo smartphone che vuoi monitorare e procedi in maniera analoga a come ti ho indicato poc’anzi.

    Per ulteriori dettagli riguardo il funzionamento di Trova il mio dispositivo, ti rimando alla lettura della mia guida su come ritrova il cellulare Android.

    Lost Android

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    Un altro strumento che può essere sfruttato per spiare Android è Lost Android, un’app che consente di monitorare il cellulare su cui viene installata, offrendo la possibilità di visualizzare la cronologia di chiamate e messaggi e di scattare foto.
    Integra anche delle funzioni di antifurto, grazie alle quali è possibile far squillare il dispositivo e cancellarne il contenuto riportandolo alle informazioni di fabbrica.
    L’applicazione di base è gratis, ma alcune funzioni vanno sbloccate previo pagamento (0,99€/mese), dopo una trial di 7 giorni.

    Per scaricare l’app sul tuo smartphone Android, accedi, tramite quest’ultimo, alla relativa sezione del Play Store e premi sul pulsante Installa.
    Successivamente, premi sul bottone Apri comparso sullo schermo, per avviare Lost Android.



    Premi poi sulla voce Consenti, in risposta agli avvisi che visualizzi sul display, per concedere all’app tutti i permessi necessari per poter funzionare correttamente, dopodiché premi sul bottone Cancel, quindi su quello con su scritto Try Premium Features, così da attivare il periodo di prova per testare tutte le funzionalità di Lost Android

    A questo punto, visita il sito Internet ufficiale dell’applicazione, clicca sul pulsante Sign In, che trovi in alto a destra, effettua il login al servizio usando l’account Google configurato sullo smartphone che intendi spiare e premi sul pulsante Permetti, in modo da completare l’autenticazione.



    Una volta eseguito l’accesso da Web a Lost Android, seleziona la scheda Controls, che si trova in alto, e scegli l’operazione che intendi effettuare servendoti dei comandi disponibili sullo schermo.
    Nella scheda SMS, invece, trovi i comandi utili per gestire il telefono tramite SMS, anziché da Internet, mentre nella scheda Logs puoi visualizzare i log delle attività svolte sul dispositivo.

    Qustodio

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    Se vuoi spiare Android per sorvegliare le attività svolte da un minore sul proprio smartphone, puoi rivolgerti a Qustodio.
    Si tratta di un’applicazione molto potente, ma allo stesso tempo semplice da utilizzare, che monitora la posizione geografica del telefono e raccoglie tantissime informazioni in tempo reale:
    la lista delle applicazioni utilizzate, le chiamate effettuate e ricevute, i siti Web visitati, gli SMS inviati e ricevuti, le attività sui social network e altro ancora.

    Sì può scaricare gratuitamente dal Play Store ma, dopo una breve trial di 3 giorni, riserva le funzioni più avanzate a chi acquista una licenza a pagamento (che costa 34,95 euro/anno).
    Le funzioni riservate agli utenti “Pro” sono:
    il blocco di giochi e app a distanza, il monitoraggio avanzato di Facebook, il rilevamento della posizione geografica e il monitoraggio di chiamate e SMS.
    Il resto delle funzioni – non moltissime a dire la verità – si può utilizzare restando con un account gratuito.



    Per installare Qustodio sullo smartphone da spiare, accedi, mediante quest’ultimo, alla relativa sezione del Play Store e premi sul pulsante Installa.
    Successivamente, avvia l’app facendo tap sul pulsante Apri comparso sul display.

    Scegli, dunque, di creare un account Qustodio, compilando il modulo che ti viene proposto e facendo tap sul bottone Avanti. Nella nuova schermata visualizzata, fai tap sull’icona del bambino situata sopra la voce Dispositivo bambino e, nella schermata Info bambino, completa i campi Nome bambino, Anno di nascita e Sesso, dopodiché fai tap sul pulsante Successivo.



    Adesso, seleziona l’avatar che desideri associare all’account da sorvegliare.
    Nella schermata Configurazione Dispositivo, poi, riempi il campo Nome dispositivo e fai tap sul bottone Successivo.
    In seguito, concedi all’applicazione i permessi necessari a svolgere la sua attività (se non lo fai l’app non potrà funzionare correttamente).

    Fatto anche questo, fai tap sul pulsante Installa nell’ulteriore schermata visualizzata e seleziona la voce Autorizza per autorizzare la gestione remota del telefono da parte dell’app.
    Per concludere, seleziona la voce Fine.



    Completata l’installazione dell’app sul dispositivo, per poterlo monitorare a distanza, non devi far altro che collegarti da browser al pannello Web di Qustodio per le famiglie, riempire i campi sullo schermo con dati relativi al tuo account e premere sul pulsante Accedi per effettuare l’accesso al servizio.

    Nella schermata principale del servizio, potrai visualizzare tutte le varie attività che sono state svolte dal cellulare, nella timeline in basso.
    Per avere un resoconto dettagliato delle sole attività sui social, fai clic sulla scheda Attività social posta sempre in alto, mentre per visualizzare le operazioni effettuare in Rete accedi alla scheda Navigazione.
    Per conoscere la posizione del dispositivo, invece, clicca sulla dicitura Vista l’ultima posizione nota che trovi in cima allo schermo.

    Come spiare Android con MAC address

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    Il MAC address (acronimo di “Media Access Control) è un indirizzo di 12 cifre che serve a identificare in maniera univoca ogni scheda di rete presente sui dispositivi connessi a Internet.
    Conoscerlo può tornare molto utile per configurare al meglio la rete domestica, per impostare il funzionamento di uno specifico programma o, ancora, per altre operazioni.
    I malintenzionati, però, possono anche cercare di sfruttarlo per spiare i device altrui, in questo caso specifico quelli basati su Android.

    Alcuni servizi e alcune app, infatti, utilizzano l’indirizzo MAC per garantire a un dato dispositivo la fruizione di specifici servizi e l’esecuzione di determinate operazioni, come ad esempio la possibilità di collegarsi a una rete Wi-Fi protetta oppure quella di usare determinate soluzioni per la messaggistica, motivo per cui gli hacker potrebbero cercare di risalire al dato in questione e usarlo, in sostituzione del proprio MAC address reale, grazie ad applicazioni apposite, per spiare le attività effettuate da un’altra persona sul suo smartphone.



    Per far si che ciò accada, però, il malintenzionato deve avere la possibilità di accedere “fisicamente” al dispositivo della vittima, in quanto l’indirizzo MAC degli smartphone Android è generalmente indicato nella sezione delle Impostazioni relativa alle Informazioni, oppure deve utilizzare dei programmi o delle applicazioni ad hoc in grado di rilevare l’informazione in questione.

    Per approfondimenti, ti suggerisco di leggere i miei tutorial su come trovare il MAC address, come cambiare il MAC address e come trovare il MAC address di un altro cellulare.



    Come spiare Android WhatsApp

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    WhatsApp è l’app per la messaggistica istantanea più usata e apprezzata al mondo, non solo su Android ma anche su altre piattaforme, di conseguenza non deve affatto sorprendere il fatto che eventuali malintenzionati possano essere interessati a capire come spiare le conversazioni avvenute su di essa.



    La pratica è tutt’altro che lecita, sia ben chiaro, ma cercare di comprendere quali tecniche sfruttano i malintenzionati per spiare le conversazioni degli altri può tornare utile per prevenire il verificarsi di questo tipo di circostanze.

    Se l’argomento t’interessa, dunque, ti consiglio di leggere la mia guida incentrata in via specifica su come spiare le chat di WhatsApp e i miei tutorial su come spiare un contatto su WhatsApp e come spiare WhatsApp da PC.

    Come spiare Messenger Android

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    Facebook Messenger è un’altra app di messaggistica estremamente popolare.
    Basti pensare che il suo numero di utilizzatori è pari, almeno, al numero degli utenti presenti su Facebook, essendo fruibile da tutti gli iscritti a quest’ultimo, dunque è ovvio che l’attenzione dei malintenzionati sia rivolta anche verso questa piattaforma.

    Anche in tal caso, la miglior arma di difesa è rappresentata dalla conoscenza delle tecniche sfruttate dagli hacker, in modo tale da prevenire “tranelli” pericolosi per la propria privacy.
    Se la cosa ti interessa e desideri approfondire l’argomento, ti rimando alla lettura dei miei post dedicati a come spiare le conversazioni su Facebook e come spiare Facebook dal cellulare, in cui ti ho illustrato le principali tecniche di hacking di Facebook e le tattiche per proteggersi da queste ultime.



    come sfruttare al meglio android



    come sfruttare al meglio android

    Dietro consiglio dei tuoi amici, ti sei finalmente deciso a sostituire il tuo vecchio cellulare con uno smartphone Android.
    Così adesso in tasca non hai più un semplice telefono ma un dispositivo in grado di fare tantissime cose:
    navigare in Internet, visualizzare video, riprodurre musica, ecc..
    Forse troppo per te, che non sei abituato a questo genere di terminali.

    Che ne dici, allora, se facciamo un breve excursus sulle funzioni principali di questo sistema operativo e scopriamo insieme come sfruttare al meglio Android?
    Vedrai, ti basteranno pochissimi giorni per padroneggiare il tutto, riuscirai perfino a sfruttare funzioni di cui fino a pochi minuti prima ignoravi completamente l’esistenza!



    Uno dei primi passi che devi compiere se vuoi imparare come sfruttare al meglio Android è collegare il tuo nuovo smartphone con un account Google.
    Questo ti permetterà di usufruire di tutti i servizi online di “big G”, come Gmail e YouTube, e di sincronizzare alcune informazioni, come i contatti della rubrica e gli appuntamenti della agenda, fra telefono ed account Google.

    Per sapere come associare un telefono Android a Google, consulta la guida che ho realizzato sull’argomento:
    è semplicissimo e richiede pochissimi minuti.
    Stesso discorso vale per la procedura relativa a come sincronizzare contatti Android con Gmail, Facebook, Twitter e Microsoft Exchange:
    segui le indicazioni presenti nel mio articolo sull’argomento e riuscirai facilmente a compiere anche quest’operazione.



    Un altro accorgimento fondamentale per ottenere il meglio da Android (e mantenere il proprio smartphone sicuro) è mantenere il sistema operativo del telefono aggiornato.
    Per aggiornare un terminale Android si può ricorrere al sistema di aggiornamento OTA (over the air) accessibile direttamente dal menu del telefonino oppure ai software per la gestione dello smartphone tramite computer, come Samsung KIES.
    Trovi maggiori dettagli su come sfruttare entrambe le soluzioni nella mia guida su come aggiornare Android.

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    A proposito della gestione degli smartphone Android dal PC:
    se vuoi davvero sfruttare al meglio Android non puoi assolutamente trascurare la possibilità di gustarti film, album musicali ed altri contenuti multimediali sul tuo telefonino trasferendoli direttamente dal computer.
    Per fare ciò, hai tre opzioni a tua disposizione.

    La prima consiste nell’installare un programma come Samsung KIES che permette di gestire lo smartphone a 360 gradi tramite PC, la seconda prevede l’utilizzo dello smartphone come una qualsiasi chiavetta USB e il trasferimento dei file su di esso tramite Risorse del computer (in questo caso, devi assicurarti di aver installato i driver del dispositivo sul PC), mentre la terza passa per l’utilizzo di programmi di terze parti utilizzabili universalmente con tutti i modelli di telefoni Android (ad esempio Wondershare MobileGo).
    Per maggiori dettagli, leggi i miei articoli su come collegare Android al PC e come gestire Android dal PC.



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    Ed ora passiamo al capitolo app.
    Come tutti i sistemi operativi per smartphone (e tablet) più avanzati, anche Android può contare su una vastissima gamma di applicazioni, giochi e widget che si possono acquistare o scaricare gratuitamente da Google Play Store.
    Google Play Store è la vetrina digitale di Google che qualche mese fa ha preso il posto di Android Market all’interno della quale è possibile scaricare o comprare non solo app e giochi ma anche libri, musica, film ed altri contenuti multimediali per Android.



    Per usufruire del Play Store devi innanzitutto autenticarti al servizio utilizzando il tuo account Google (leggi come eseguire l’accesso a Google Play Store se non sai come fare) e poi, se hai intenzione di acquistare contenuti a pagamento, devi provvedere anche ad associare una carta di credito (vanno bene anche quelle prepagate, come la PostePay) al tuo profilo utente.
    Per avere maggiori informazioni a riguardo, ti invito a leggere la mia guida dedicata a come acquistare su Android Market:
    anche se il nome del portale è cambiato, la procedura da seguire per gli acquisti è la stessa.

    Uno dei vantaggi principali di utilizzare il Google Play Store è che non è vincolato al dispositivo sul quale viene visitato.
    Questo significa che, autenticandoti con il tuo indirizzo Gmail al servizio, puoi collegarti al Play Store anche dal PC, selezionare le app da scaricare o acquistare e queste vengono automaticamente installate sullo smartphone (non appena questo si connette ad Internet).



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    Vuoi qualche consiglio sulle app e sui giochi da installare sul tuo telefonino per sfruttare al meglio Android?
    Allora fai immediatamente click sui miei articoli con le migliori applicazioni Android gratis sul Play Store ed i migliori giochi Android da scaricare dal Play Store e fatti un’idea su cosa offre il panorama attuale delle app per Android.
    Inoltre, non dimenticare che puoi personalizzare la home screen del tuo telefonino con widget di ogni genere e categoria che possono mostrare news in tempo reale, informazioni sullo stato del telefonino (es.
    percentuale batteria, utilizzo CPU e RAM, ecc.) e molto altro ancora.
    Ne trovi a bizzeffe nel mio post in cui ho linkato i migliori widget per Android da installare.



    Se poi i confini del Google Play Store ti stanno stretti e vuoi provare a sfruttare in maniera molto avanzata le potenzialità del tuo smartphone superando le limitazioni standard imposte da Android, puoi provare a sbloccare il dispositivo effettuando la procedura del root.
    Di che si tratta?
    Il root è una procedura che permette di sbloccare gli smartphone Android ed installare su di essi applicazioni di tipo avanzato, come quelle che permettono di regolare le impostazioni della CPU e di spostare applicazioni Android su SD anche quando non si potrebbe.

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    La procedura comporta qualche piccolo rischio (spesso fa decadere la garanzia del telefono e se non eseguita correttamente potrebbe portare al blocco totale del terminale) ma esistono soluzioni ultra-semplici, come il software gratuito Unlock Root, che la rendono eseguibile anche da chi non è propriamente un esperto di Android.
    Trovi tutte le istruzioni su come usarlo nella mia guida dedicata a come ottenere i permessi di root.

    Insomma, come hai visto non ci vuole molto a sfruttare tutte le risorse messe a nostra disposizione da Android.
    Basta sapere dove mettere le mani (e come) e si riesce a fare un po’ di tutto.
    Buon divertimento!



    come sbloccare un telefono android protetto da password



    come sbloccare un telefono android protetto da password

    Rimettendo in ordine la tua camera, ti sei imbattuto in un vecchio smartphone che non usavi ormai da tempo.
    Curioso di dare una sbirciatina a ciò che esso contiene, l’hai acceso e hai atteso pazientemente che questo si avviasse, ricevendo però una brutta sorpresa:
    all’avvio di Android, ti viene chiesta una password che, purtroppo, non ricordi più.
    Come dici?
    Le cose stanno proprio così e stai pensando di abbandonare l’impresa?
    Allora fermati un attimo e concedimi qualche minuto del tuo tempo, perché credo di poterti aiutare a venirne a capo!

    Nelle righe successive di questo tutorial, ti spiegherò, infatti, come sbloccare un telefono Android protetto da password utilizzando alcune semplici procedure, perfettamente lecite e che non richiedono l’installazione di app o software di terze parti.
    In particolare, ti spiegherò come effettuare un ripristino da remoto attraverso il sistema “Trova il mio dispositivo” e, qualora a bloccare il telefono fosse la password di Google, ti insegnerò a recuperare quest’ultima nel giro di qualche minuto.



    Dunque, senza attendere un secondo in più, ritagliati qualche minuto di tempo libero, mettiti bello comodo e leggi con molta attenzione tutto quanto ho da dirti su quest’argomento:
    sono sicuro che, al termine di questa guida, avrai acquisito le competenze necessarie per raggiungere l’obiettivo che ti eri prefissato.
    Detto ciò, non mi resta altro da fare, se non augurarti buona lettura e farti un grosso in bocca al lupo per tutto!

    Indice

    • Sbloccare un telefono Android protetto da password tramite Trova il mio dispositivo
    • Sbloccare un telefono Android protetto da password di Google

    Sbloccare un telefono Android protetto da password tramite Trova il mio dispositivo

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    Se hai dimenticato la password per accedere al tuo dispositivo Android, la strada più semplice che puoi percorrere è quella di effettuare un ripristino completo dello stesso avvalendoti di Trova il mio dispositivo, la soluzione “antifurto” sviluppata da Google.

    Chiaramente, questa soluzione prevede la perdita dei dati e delle impostazioni già presenti sullo smartphone, pertanto, se non hai mai provveduto a effettuare un backup degli stessi, è bene che tu sia preparato a quest’eventualità.



    Oltretutto, affinché la procedura vada a buon fine, è indispensabile che sul dispositivo sia configurato un account Gmail e che l’opzione Trova il mio dispositivo sia stata preventivamente abilitata su Android.
    Se stai leggendo questa guida a scopo preventivo, sappi che puoi attivare l’apposita funzionalità recandoti nel menu Impostazioni > Sicurezza e posizione > Trova il mio dispositivo.

    Fatte tutte le doverose premesse di cui sopra, è il momento di passare all’azione.
    Per procedere con lo sblocco del telefono, collegati alla pagina di Trova il mio dispositivo utilizzando qualsiasi browser per computer ed effettua il login utilizzando l’account Google configurato sul telefono.
    Se non ricordi più la password d’accesso, puoi reimpostarla rapidamente seguendo le istruzioni che ti ho fornito in questa guida.



    A questo punto, attendi che il cellulare venga individuato sulla mappa che compare a schermo (se hai più dispositivi abbinati allo stesso account Google, assicurati di selezionare quello esatto utilizzando le anteprime situate in alto a sinistra) e, quando ciò avviene, clicca sull’opzione Resetta dispositivo, nel menu laterale di sinistra.

    Ora, per avviare la procedura di ripristino da remoto del dispositivo, non ti resta che premere il pulsante Resetta dispositivo, accedere nuovamente all’account Google in uso e, per confermare la volontà di procedere, cliccare sul pulsante Resetta annesso al messaggio d’avviso che compare a schermo.
    Ti ricordo, ancora una volta, che l’operazione di reset da remoto cancellerà tutti i dati e le impostazioni presenti sullo smartphone.



    La procedura di ripristino da remoto verrà avviata automaticamente non appena il telefono sarà acceso e collegato a Internet.
    Una volta concluso il reset dello smartphone, dovrai eseguire nuovamente la prima configurazione di Android, definendo le impostazioni come lingua, zona d’appartenenza, tastiera, rete Wi-Fi, ecc.

    Con molta probabilità, per ragioni di sicurezza, ti verrà chiesto di effettuare l’accesso con l’account Google precedentemente configurato sul telefono (quello che hai usato per resettarlo da remoto, per intenderci).
    Una volta inserite le credenziali corrette, potrai scegliere se abbinare nuovamente lo stesso account, associarne uno ex-novo oppure non associare alcun account Google.



    In questa fase, avrai inoltre la possibilità di definire una nuova passwordcodicesequenza di sblocco, oltre che impostare l’attivazione del telefono tramite impronta digitalericonoscimento facciale, a riprova del fatto che, una volta concluso il ripristino del telefono, Android avrà completamente eliminato la password usata in precedenza.

    Nota:
    se non hai a disposizione un computer tramite il quale effettuare l’operazione di ripristino, puoi avvalerti di un secondo smartphone/tablet Android e dell’app Trova il mio dispositivo di Google, che funziona in modo analogo alla versione Web del servizio.



    Sbloccare un telefono Android protetto da password di Google

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    Fammi indovinare:
    nonostante tu abbia letto con molta attenzione tutto quanto ti ho spiegato poc’anzi, non sei ancora riuscito a sbloccare il telefono Android protetto da password, poiché, dopo la fase di configurazione iniziale del sistema operativo (scelta della lingua, della zona d’appartenenza e collegamento alla rete Wi-Fi), visualizzi il messaggio “Questo dispositivo è stato reimpostato.
    Per proseguire, accedi a un account Google già sincronizzato con il dispositivo”
    .



    Le cose stanno in questo modo, dico bene?
    Allora devi sapere che tale eventualità può presentarsi in almeno due casi differenti:
    se si ripristina il telefono ai dati di fabbrica subito dopo aver modificato la password di Google o se si effettua il ripristino del dispositivo senza prima disattivare l’opzione Trova il mio dispositivo.

    Non temere, si tratta di un comportamento assolutamente normale:
    introdotta a partire da Android 5.1, la protezione dal ripristino di fabbrica (o FRPfactory reset protection) richiede l’immissione della password relativa all’account Google configurato prima del ripristino, così da impedire l’uso non autorizzato del telefono in caso di furto o smarrimento.



    Se è questo il tuo caso, puoi affrontare la situazione in due modi differenti, a seconda dello scenario in cui ti sei ritrovato.
    Qualora avessi cambiato recentemente la password di Google (ma ricordassi soltanto quella precedente), puoi attendere 72 ore e procedere con lo sblocco dello smartphone tramite l’ultima chiave d’accesso nota.

    Qualora avessi, invece, completamente dimenticato la password di Google, puoi utilizzare la procedura di ripristino prevista dal sistema:
    prima di procedere, assicurati però di aver collegato lo smartphone a una rete Wi-Fi disponibile nelle vicinanze (passaggio indispensabile per portare il tutto a termine con successo).
    Se non hai provveduto a farlo in precedenza, premi il pulsante Indietro di Android, fino a tornare alla schermata di scelta della rete Wi-Fi, ed effettua il collegamento a una delle connessioni senza fili rilevate.



    Giunto nuovamente alla schermata d’accesso all’account Google, inserisci l’indirizzo Gmail nell’apposito campo, fai tap sul pulsante Avanti e premi sul link Password dimenticata situato nella pagina successiva.

    Ora, non ti resta che seguire le istruzioni a schermo, in modo da procedere alla reimpostazione della chiave d’accesso:
    inserisci l’ultima password che ricordi, nell’apposito campo di testo, tocca il pulsante Avanti e, dopo aver confermato la tua identità rispondendo alle domande che ti vengono proposte, provvedi a resettare la password, inserendola, quando richiesto, nelle caselle di testo preposte.



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    Qualora non ricordassi le password precedenti, fai invece tap sul link Prova un altro metodo, in modo da accedere alle opzioni di reimpostazione previste dal tuo account:
    per esempio, potrebbe esserti proposta la ricezione di una notifica di conferma dell’identità su uno dei device configurati per l’autenticazione a due fattori.



    Laddove non avessi con te il tuo dispositivo (o se questo non fosse utilizzabile), tocca nuovamente la voce Prova un altro metodo, in modo da accedere a ulteriori opzioni di reimpostazione:
    ricezione di un codice di ripristino tramite SMS; utilizzo di un codice di backup associato all’account; risposta alla domanda di sicurezza specificata in fase di creazione dell’account o, infine, ripristino della password tramite intervento “umano” dello staff di Google.

    In quest’ultimo caso, dovrai indicare un indirizzo email o un numero di telefono presso cui essere contattato dallo staff di Google che, dopo aver verificato la tua identità, provvederà a fornirti le indicazioni per reimpostare nuovamente la password.
    Questa procedura non è immediata e potrebbe impiegare fino a 4-5 giorni lavorativi.



    Ad ogni modo, una volta completato il ripristino della password di Google, dovresti tornare alla schermata di richiesta della password, che dovrai specificare nell’apposito campo.
    Una volta superato questo step, non ti resterà che scegliere se utilizzare lo stesso account Google per usare il telefono, impostare uno nuovo account Google, oppure non usare alcun account.

    Se hai intenzione di vendere il tuo dispositivo e, onde evitare di dover comunicare la tua password di Google al nuovo acquirente, vuoi disattivare la funzione FRP, ricorda di recarti nel menu Impostazioni > Sicurezza e Privacy > Trova il mio dispositivo e di spostare su OFF la levetta situata in cima allo schermo, prima ancora di procedere con il reset alle impostazioni di fabbrica del device.



    In caso di problemi durante la fase di ripristino della password di Google o per ricevere ulteriori indicazioni sulle modalità di reimpostazione disponibili, ti invito a dare un’occhiata alla mia guida su come recuperare la password di Google, nella quale ho avuto modo di trattare l’argomento nel dettaglio.

    come sbloccare android



    come sbloccare android

    Pensavi che non sarebbe mai potuto accaderti una cosa del genere, ma invece eccoti qui:
    sei preoccupato perché non riesci più ad accedere al tuo dispositivo Android, dato che hai dimenticato il codice di sblocco dello schermo.
    Proteggere la propria privacy è importante, ma ricordarsi delle password che si utilizzano quotidianamente è fondamentale.
    Sei disperato, lo so bene, ma non c’è motivo per agitarsi, perché ogni cosa si risolverà.
    In che modo?
    Te lo spiego a breve.

    In questa mia guida, ti illustrerò come sbloccare Android, in modo da riportare il tuo dispositivo alle impostazioni di fabbrica e, quindi, tornare a utilizzarlo come prima.
    Se poi il tuo smartphone o tablet bloccato possiede i permessi di root, allora puoi utilizzare un metodo alternativo.
    Non sai cos’è il root e, quindi, come ottenerlo?
    Anche in questo caso, ti mostrerò la procedura da eseguire per sbloccare questi permessi sul tuo dispositivo.



    Se non vedi l’ora di conoscere i consigli che ho preparato per te, dovresti concedermi qualche altro secondo, perché devo dirti una cosa importante:
    eseguendo le procedure che ti illustrerò in questa mia guida, potresti incorrere nella perdita dei dati, in danni al dispositivo o l’invalidamento della sua garanzia.
    Stai quindi attento alle procedure indicate, se non sei consapevole di ciò che stai facendo.
    A tal proposito, se dovessi avere danni o problemi seguendo questo mio tutorial, non mi assumo alcuna responsabilità.
    Chiaro il discorso?
    Se è così, procedi alla lettura di questa mia guida.
    Buona lettura!

    Indice

    • Come sbloccare Android senza password
      • Custom Recovery (TWRP)
      • Factory reset
      • Trova il mio smartphone
    • Come sbloccare Android tramite root
      • Prerequisiti
      • Sblocco del bootloader
      • Installazione di SP Flash Tool
      • Installazione di una Recovery
      • Installazione del root o della Custom ROM
      • Verifica del root

    Come sbloccare Android senza password

    Se non riesci a sbloccare il tuo smartphone o tablet Android perché hai dimenticato la password di sblocco dello schermo, è necessario eseguire delle procedure che possono permetterti nuovamente l’accesso.
    Tra i suggerimenti che ti consiglierò, alcuni di essi potrebbero comportare la perdita di dati contenuti nella sua memoria.
    Ti consiglio, quindi, a titolo di prevenzione, di effettuare regolarmente un backup.



    Custom Recovery (TWRP)

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    Se il tuo dispositivo Android possiede i permessi di root, sarai felice di sapere che puoi rimuovere la password di accesso senza rischiare di perdere alcun dato.
    Se non sai cos’è il root, ti consiglio di consultare la mia guida dedicata all’argomento oppure leggere la seconda parte di questo mio tutorial, dove ti mostrerò come eseguire lo sblocco di questi permessi.



    Nelle righe successive, ti illustrerò i procedimenti da eseguire utilizzando TWRP, una tra le più famose custom Recovery per Android.
    Il suo scopo è quello di sostituire la Recovery di default per consentire di installare versioni modificate del sistema operativo o compiere operazioni di base non eseguibili, come per l’appunto lo sblocco dei permessi di root.

    Per rimuovere la password di protezione sullo schermo, spegni il dispositivo Android tenendo premuto il tasto di spegnimento e facendo poi tap sulla voce Spegni.
    Adesso, riaccendilo in modalità Recovery:
    tieni premuti contemporaneamente i tasti Accensione e Volume [+], mantenendone la pressione, fino a quando ti viene mostrato il logo di TWRP.



    Dal menu principale della Recovery TWRP, premi sulle voci Advanced > File Manager e accedi alle cartelle Data > System. Scorri la schermata e, tra l’elenco di file, individua quelli che hanno come prefisso gatekeeper e locksettings.
    Cancella, quindi, i file gatekeeper.password.key, gatekeeper.pattern.key, locksettings.db, locksettings.db-shm e locksettings.db-wal, premendo su ognuno di essi e selezionando la voce Delete.
    Conferma poi ogni operazione con uno swipe da sinistra a destra nella barra in basso.

    È il momento di riavviare lo smartphone o il tablet per verificare se la password di accesso è stata rimossa.
    Premi il pulsante () per tornare alla schermata principale della Recovery e fai tap sulle voci Reboot > System.
    Se dovessi accedere alla home screen, significa che hai seguito alla lettera le mie indicazioni senza commettere alcun errore.



    Factory reset

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    Se non hai i permessi di root sul tuo dispositivo, dovrai eseguire un reset di Android alle impostazioni di fabbrica (Factory reset).
    Il procedimento che sto per illustrarti comporta la perdita di tutti i dati presenti nella memoria del dispositivo, che puoi recuperare solo e soltanto se hai eseguito un backup preventivo.
    Tutto chiaro?
    Bene, allora proseguiamo.



    Il primo passo da effettuare è quello di spegnere il dispositivo, premendo il pulsante di spegnimento per qualche secondo, fino a quando ti viene mostrata una schermata, sulla quale devi fare tap su Spegni.
    Adesso, a dispositivo spento, tieni premuti i tasti Accensione e Volume [+], finché non visualizzi sul display un robot con un punto esclamativo.
    Premi il pulsante di Accensione per entrare nella Recovery di Android.

    Segui le istruzioni a schermo per capire come muoverti tra le diverse opzioni (solitamente si utilizzano i tasti Volume).
    Accedi alla voce Wipe data/factory reset e conferma l’operazione di cancellazione, scegliendo Yes delete all user data.
    A operazione completata, scegli la voce Reboot system now per riavviare lo smartphone o il tablet Android ed effettuare la configurazione iniziale.



    Gestione Dispositivi di Android

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    La procedura che ti ho indicato nel paragrafo precedente può essere eseguita anche da remoto, tramite il servizio gratuito Gestione Dispositivi di Android, a cui puoi accedere dal sito Web ufficiale o dall’app Find My Device.
    Google ha realizzato questo strumento per permettere ai possessori di un dispositivo Android di localizzarlo e gestirlo da remoto, potendo eseguire dei comandi, come ad esempio il reset alle impostazioni di fabbrica.
    Come puoi intuire, anche questa procedura comporta la perdita di dati, se non hai eseguito preventivamente un backup.



    Dato che i due strumenti sono identici sia da Web che da app, in questa mia guida ti illustrerò i passaggi da eseguire per resettare il tuo smartphone o tablet tramite pannello Web.
    Accedi al servizio, tramite il link che ti ho fornito nelle righe precedenti, ed effettua il login con lo stesso account Google collegato al dispositivo Android che vuoi resettare.

    Nella schermata principale di Gestione Dispositivi di Android, seleziona l’icona del dispositivo, situata in alto a sinistra, e premi sulla dicitura Resetta dispositivo, che trovi nel riquadro di sinistra.
    Conferma quindi la procedura, premendo sulla voce Resetta dispositivo.
    Se il dispositivo è connesso a Internet, riceverà un comando che lo inizializzerà, riportandolo alle impostazioni di fabbrica.



    Come sbloccare Android tramite root

    Se la tua intenzione è quella di sbloccare uno smartphone o un tablet Android tramite root, puoi seguire i suggerimenti che ti illustrerò nelle prossime righe, sapendo però che la procedura può variare da device a device e quindi nel tuo caso potrebbe essere necessario qualche passaggio alternativo.

    Altra cosa importante:
    dato che la procedura di sblocco dei permessi di root può arrecare danni al dispositivo o invalidarne la sua garanzia legale, ti consiglio di prestare molta attenzione e di evitare di accingerti a eseguirla, se non sei sicuro di ciò che stai facendo.
    Non mi assumo, pertanto, alcuna responsabilità circa possibili danni che potrebbero verificarsi al tuo dispositivo, seguendo le indicazioni di questo mio tutorial.



    Prerequisiti

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    Se hai intenzione di procedere allo sblocco dei permessi di root su Android, come prima cosa devi assicurarti di avere un backup.
    Ti consiglio, a tal proposito, di consultare la mia guida dedicata all’argomento.
    Poi, è fondamentale che tu abbia la batteria del tuo dispositivo carica, o per lo meno con una percentuale superiore al 50%; anche in questo caso, puoi consultare la mia guida su come caricare la batteria di uno smartphone o un tablet.



    Oltre a quanto detto nelle righe sopra, per eseguire la procedura di cui ti parlerò nei prossimi paragrafi, dovrai avere a disposizione un computer con sistema operativo Windows o Linux e utilizzare il cavo USB che ti è stato dato in dotazione, per stabilire una connessione diretta tra il dispositivo Android e il computer.

    Infine, ti consiglio di installare i software ADB, reperibile a questo link, e Android Studio, che ti garantiscono di eseguire alcune procedure che ti indicherò, oltre ad avere i driver universali per il riconoscimento del device.



    Sblocco del bootloader

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    Il bootloader è un software che esegue le routine per l’avvio del sistema operativo Android e, data la sua importanza, spesso è bloccato dal produttore dello smartphone o tablet, per ragioni di sicurezza e stabilità.
    Quando si esegue lo sblocco del bootloader, è possibile predisporre il proprio dispositivo all’installazione di Recovery personalizzate e Custom ROM.
    Per tale motivo, quando viene eseguita questa procedura, viene eseguito anche un factory reset automatico, che porta alla cancellazione di tutti i dati.



    Per eseguire questa operazione ti serve ADB (te ne ho parlato nel paragrafo precedente) ma, come prima cosa, devi anche abilitare le Opzioni sviluppatore su Android.
    Accedi, dunque, al menu delle impostazioni tramite l’icona con il simbolo di un ingranaggio che trovi nella home screen, individua la voce Info sul telefono/Sistema e fai tap per sette volte consecutive sulla dicitura Numero build:
    un messaggio a schermo ti confermerà l’attivazione della modalità sviluppatore.

    Fai tap sul pulsante Indietro, per tornare al menu precedente, premi sulla voce Opzioni sviluppatore e sposta le levette da OFF a ON sulle funzioni Sblocco OEM/Attiva sblocco costruttore e Debug USB.



    Adesso, connetti il dispositivo al PC e avvia ADB, tramite il Terminale del computer.
    Nella maggior parte dei casi, basta semplicemente digitare il comando fastboot oem unlock per avviare la procedura di sblocco del bootloader.
    In altri, invece, bisogna inserire anche il codice di sblocco, che può essere ottenuto ufficialmente dal produttore del dispositivo, se lo permette.
    In quest’ultimo caso, bisogna digitare il comando fastboot oem unlock [codice sblocco]Il dispositivo quindi eseguirà lo sblocco del bootloader, riavviandolo e resettandolo alle impostazioni di fabbrica.

    Installazione di SP Flash Tool

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    Per sbloccare i permessi di root, bisogna sostituire la Recovery di Android con una personalizzata, come ad esempio TWRP:
    ciò può essere effettuato installando sul computer il software gratuito SP Flash Tool.
    Si tratta di uno strumento spesso essenziale per eseguire il flash della Recovery o della ROM con altre personalizzate.
    Per scaricarlo, raggiungi il suo sito Internet ufficiale e, dalla barra dei menu in alto, fai clic sul pulsante Download.
    In questa nuova sezione, individua il link per eseguire il download del software per Windows e Linux e fai clic sul link che ha come dicitura a fianco Latest.

    Dopo che hai scaricato l’archivio compresso, estrailo sul computer.
    Se non sai come gestire gli archivi compressi, puoi consultare la mia guida dedicata all’argomento.
    Apri quindi la cartella appena estratta e fai clic con il tasto destro sul file flash_tool.exe, selezionando dal menu contestuale la voce Esegui come amministratore.
    In questo modo avrai avviato SP Flash Tool in modalità amministratore, che dovrai tenere aperto per tutta l’intera procedura che ti illustrerò nelle righe successive.



    Installazione di una Recovery

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    Per ottenere i permessi di root, bisogna installare una Recovery personalizzata.
    Effettuato quindi lo sblocco del bootloader, tramite le indicazioni che ti ho dato nel paragrafo precedente, dovrai effettuare il download di una custom Recovery, come TWRP.
    È un tool molto diffuso e compatibile con la maggior parte dei dispositivi Android, che permette di installare Custom ROM e strumenti di terze parti.
    Ti consiglio di verificare se il tuo dispositivo è compatibilità con TWRP, per evitare di commettere errori.



    A tal proposito, consulta anche alcuni siti esterni dove vengono realizzare continuamente guide sullo sblocco dei permessi di root, l’installazione di Recovery personalizzate e di Custom ROM.
    Uno tra questi è il famoso sito Web XDA Forum, che offre consigli e guide specifiche su ogni modello di dispositivo Android.
    Usando la barra di ricerca in alto sul sito di XDA Forum, puoi digitare il modello e il produttore del tuo smartphone o tablet e consultare le guide messe a disposizione.

    In linea generale, puoi trovare i file per l’installazione di TWRP dal sito Web ufficiale.
    Sempre all’interno del sito Web di TWRP, puoi consultare delle guide per la sua installazione su specifici modelli, semplicemente utilizzando ADB.
    In altri casi, sempre su XDA Forum, puoi trovare delle guide che ti consigliano di scaricare i file Scatter e TWRP compatibili con il dispositivo.



    Se il procedimento per il tuo smartphone o tablet Android richiede l’utilizzo di SP Flash Tool, devi importare il file scatter (con estensione TXT) nel programma, insieme alla Recovery (con estensione IMG).
    Se è richiesto l’utilizzo di ADB, il comando fastboot flash Recovery twrp.img dovrebbe essere sufficiente per inizializzare l’installazione di TWRP.

    Spegnendo e riavviando il dispositivo in modalità Recovery, è possibile visualizzare il logo di TWRP che anticipa l’accesso alla sua schermata principale e la sua corretta installazione.
    Per entrare in modalità Recovery, da dispositivo spento, mantieni la pressione sui tasti Accensione e Volume [+], finché non ti viene mostrato il logo di TWRP.



    Installazione del root o della Custom ROM

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    Per ottenere, finalmente, i permessi di root, devi scaricare una Custom ROM o delle applicazioni, come SuperSU o Magisk.
    Mentre queste app permettono di gestire i permessi di root, senza sostituire il sistema operativo attualmente installato, le Custom ROM sostituiscono completamente il sistema Android di default, con uno che possiede già questi permessi sbloccati.



    Per ottenere una Custom ROM ti consiglio, anche questa volta, di raggiungere il sito Web XDA Forum, che contiene tantissime guide dove vengono consigliate delle ROM in base al modello del dispositivo Android.
    Una famosa Custom ROM è LineageOS, precedentemente nota come CyanogenMod.

    Che tu stia installando l’app per i permessi di root o una Custom ROM, potrebbe esserti richiesta la procedura d’installazione tramite TWRP.
    A tal proposito, dovrai spostare il file della ROM o dell’app nella memoria interna del dispositivo; puoi consultare la mia guida su come trasferire file su Android o su come spostare file su scheda SD, per riuscire in questo intento.



    Entra quindi in modalità Recovery, spegnendo il dispositivo e riavviandolo mantenendo la pressione sui tasti Accensione e Volume [+], fino a visualizzare il logo di TWRP.
    Pigia poi sul pulsante Install e individua la cartella dove hai trasferito il file d’installazione.
    Fai quindi tap su di esso e, sulla barra in basso, effettua uno swipe da sinistra a destra, così da avviare l’installazione dell’app o della Custom ROM.

    In base alla ROM utilizzata, potresti dover cancellare la Cache e la Dalvik cache.
    Se non ti viene mostrata questa opzione a schermo, puoi raggiungere la sezione Wipe > Advanced Wipe, dalla schermata principale di TWRP, per eseguire la pulizia di queste cache.



    Verifica del root

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    La procedura è finalmente completata:
    seguendo i suggerimenti che ti ho indicato nei paragrafi precedenti, hai sbloccato con successo i permessi di root sul tuo dispositivo Android.
    Come puoi, però, verificarlo?
    Semplice! Installando l’applicazione gratuita Root Checker dal Play Store, puoi verificare se i permessi di root sono stati effettivamente sbloccati.



    Apri il link che ti ho fornito per il Play Store di Android e fai tap su Installa e poi su Avvia.
    Ad applicazione avviata, fai tap sul pulsante Accetto e poi su Get started.
    Adesso, premi sulla dicitura Verifica root e poi sul pulsante Concedi:
    se ti appare a schermo il messaggio Congratulation! Root access is properly installed on this device, vuol dire che hai effettivamente eseguito tutta la procedura in modo corretto.

    come sbloccare account google su android



    come sbloccare account google su android

    Per una questione di maggiore sicurezza, può capitare di rimanere chiusi fuori dal proprio account Google.
    È una situazione che si verifica solitamente quando si tenta di effettuare l’accesso ai servizi del colosso di Mountain View per la prima volta da un browser o un indirizzo IP sconosciuto.
    Facciamo un esempio pratico.
    Mettiamo per esempio il caso che tu vada a casa di un amico e, una volta connesso alla sua rete Wi-Fi, tu stia tentato di eseguire l’accesso a Gmail, per poter leggere le email inviate e ricevute sul tuo account di posta elettronica.
    Hai digitato correttamente indirizzo email e password ma Google, non avendo ancora memorizzato questo punto di accesso, ha bloccato il login richiedendoti di effettuare una verifica aggiuntiva.

    Ti è capitato vero?
    Se la risposta è affermativa, sappi che non si tratta di un problema grave, ma soltanto di un livello di sicurezza aggiuntivo fatto per proteggere il tuo account.
    Questo sistema di sicurezza è più comunemente chiamato verifica in due passaggi; si tratta di una verifica dell’identità che avrai giustamente attivato sul tuo account Google per proteggerlo da eventuali tentativi di accessi sospetti.
    In questo caso, però, se stai tentando di accedere al tuo account Google e sei rimasto tu stesso “vittima” del livello di sicurezza aggiuntivo che hai attivato, sappi che non hai nulla di che preoccuparti.



    Nel corso di questo tutorial sarà mio compito aiutarti nella risoluzione di questo problema tecnologico:
    ti spiegherò in che modo potrai sbloccare il tuo account Google sul tuo dispositivo Android attraverso le diverse opzioni di sicurezza che ti verranno messe a disposizione.
    Mi dedicherò quindi all’argomento relativo alla verifica in due passaggi, parlandoti anche di come eventualmente potrai disattivarla.
    Prima di iniziare a entrare più nel dettaglio di questo tutorial voglio rassicurarti:
    si tratta di un’operazione molto semplice e vedrai che se seguirai le mie istruzioni riuscirai a sbloccare il tuo account Google.
    Pronto per iniziare?
    Sì?
    Benissimo! Ti auguro una buona lettura.

    Come funziona la verifica in due passaggi

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    Prima di spiegarti come potrai agire per sbloccare l’accesso al tuo account Google su Android desidero metterti a conoscenza nel dettaglio dell’importanza e del funzionamento della verifica in due passaggi.

    La verifica in due passaggi è uno strumento di protezione necessario in quanto va a tutelare il tuo account Google.
    Spesso viene sottovalutata l’attivazione di questo strumento di sicurezza, ma la verità è che davvero indispensabile, visto che è in grado di tutelare il tuo account Google, nel caso in cui ti venga rubata la password.
    L’attivazione della verifica in due passaggi va proprio a mettere una toppa a questo grave inconveniente:
    anche se un malintenzionato dovesse venire a conoscenza della password relativa ai tuoi servizi Google, non sarà in grado di effettuare l’accesso.



    Senza la verifica in due passaggi si è quindi esposti al rischio di perdita del proprio account Google e di tutti i relativi contenuti quali foto, email, contatti.
    Questo sistema è quindi molto importante, specialmente se si utilizza una password debole o se si utilizza la stessa password per più servizi Web (un errore molto comune).

    In seguito all’attivazione della verifica in due passaggi, l’accesso al tuo account da browser sconosciuto sarà completamente diverso.
    Dovrai per prima cosa inserire l’email e la password ma subito dopo aver premuto sul pulsante Avanti, il login verrà bloccato in quanto si attiverà un livello di sicurezza aggiuntivo.



    Tra questi vi sarà la possibilità di utilizzare un codice che riceverai da Google via SMS o tramite telefonata, ad esempio.
    Gli altri livello di sicurezza aggiuntivi proposti da Google riguardano l’utilizzo dell’app Google Authenticator oppure l’inserimento di un token di sicurezza nella porta USB del computer.

    Il livello di sicurezza aggiuntivo non è permanente.
    Qualora vi fosse un accesso frequente vi è la possibilità di mantenere la modalità di accesso immediato:
    basterà confermare a Google che si desidera ricordare quel determinato punto di accesso.
    Da quel momento in avanti verrà soltanto richiesta la password e non vi sarà più impostata l’autenticazione in due passaggi.



    Ora che abbiamo chiarito l’importanza della verifica in due passaggi, ti mostro come potrai verificare l’avvenuta attivazione della stessa e come attivare le opzioni di sicurezza aggiuntive.

    Come verificare l’attivazione della verifica in due passaggi

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    Per verificare di aver attivato correttamente la verifica in due passaggi, apri per prima cosa il browser che solitamente utilizzi per navigare su Internet e recati a questo link del sito ufficiale di Google.
    Una volta che avrai caricato la pagina Web in questione, fai clic sul pulsante Inizia che trovi in alto a destra.
    Effettua ora il login all’account Google sui cui la verifica in due passaggi è attiva inserendo il tuo indirizzo email e la password ad esso correlato e prosegui premendo sul pulsante Avanti.

    Dalla pagina di benvenuto, premi poi sul pulsante Inizia e conferma la tua identità effettuando nuovamente l’accesso con le tue credenziali, se richiesto, e premendo sul pulsante Avanti.
    Nel caso in cui tu sia stato bloccato all’accesso del tuo account Google, in quanto vi è attiva la verifica in due passaggi, potrai agire tramite questa pagina Internet per disattivarla.



    Tale operazione è sconsigliata per i motivi di sicurezza cui ti ho parlato nelle righe precedenti ma, qualora volessi effettuare la disattivazione temporanea, in corrispondenza della dicitura La verifica in due passaggi è ATTIVA da, premi sul pulsante Disattiva e premi poi nuovamente sul pulsante Disattiva dal menu di conferma che ti verrà mostrato.

    Ti spiego ora invece come attivare alcuni livelli di sicurezza aggiuntivi:



    • Messaggio di testo o vocale:
      è l’opzione di sicurezza predefinita per la verifica in due passaggi.
      Digitando il tuo numero di cellulare avrai la possibilità di sbloccare l’accesso al tuo account Google dal tuo dispositivo Android, inserendo il codice di verifica che ti verrà inviato via SMS o che ti verrà fornito tramite una chiamata vocale.
    • Messaggio di Google:
      in alternativa alla digitazione dei codici di verifica (metodo solitamente predefinito per la verifica in due passaggi), puoi attivare il messaggio di Google sul tuo telefono.
      Per attivare quest’impostazione sulla maggior parte dei dispositivi Android devi premere sulla voce Aggiungi telefono.
      Devi poi aprire l’app Impostazioni sul tuo smartphone e individuare la voce Account.
      Fai poi tap sulla voce Google ed effettuare l’accesso con il tuo account.
      Nel caso in cui la procedura da me indicata non funzionasse, dovrai effettuare l’accesso al tuo account Google tramite l’applicazione Google, scaricabile gratuitamente dal PlayStore.
    • Codici di backup:
      si tratta di codici monouso che possono essere stampati e ti consentiranno di effettuare l’accesso al tuo account anche quando non sei connesso a Internet o quando sei fuori casa, come per esempio in viaggio.
      Per attivare quest’impostazione, premi sul pulsante Configura.
    • App Authenticator:
      come metodo di verifica in due passaggi alternativo puoi utilizzare l’app Authenticator per ricevere direttamente nell’app di Google i codici di verifica.
      Si tratta di una procedura utile specialmente nel caso in cui sei senza connessione a Internet.
      L’applicazione Authenticator di Google è scaricabile gratuitamente su dispositivi Android.
      Una volta scaricata l’applicazione, attiva questo strumento di sicurezza premendo sul pulsante Configura.
    • Numero di telefono di backup:
      se nessuno dei metodi di verifica elencati fa al caso tuo, sappi che puoi sbloccare l’account Google anche tramite l’aggiunta di numero di telefono di backup.
      In questo modo, anche se dovessi perdere il tuo telefono, non rimarrai chiuso fuori dal tuo account.
      Per attivare questo metodo di sicurezza, premi sul pulsante Aggiungi telefono.
    • Token di sicurezza:
      un metodo di sicurezza alternativo che ti permetterà di sbloccare un account Google prevede l’utilizzo di un token di sicurezza.
      Si tratta di un dispositivo hardware di piccole dimensioni che andrà inserito nella porta USB del computer tramite il quale desideri accedere.
      Per aggiungere questo livello di sicurezza al tuo account, premi sulla dicitura Aggiungi Token di sicurezza.

    Come sbloccare account Google su Android

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    Arrivati a questo punto, una volta che hai compreso quali sono le opzioni di sicurezza aggiuntiva che puoi impostare, ti spiego passo per passo come procedere per sbloccare il tuo account Google, da dispositivo Android.



    Prendi in mano il tuo smartphone e recati sul sito Internet del servizio Google al quale desideri effettuare l’accesso (per esempio Gmail, Google Drive o semplicemente al motore di ricerca stesso).
    Premi poi sul pulsante per effettuare l’accesso al tuo account (per esempio il pulsante Accedi dal sito ufficiale di Gmail) e continua digitando i dati di accesso.

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    Digita quindi per prima cosa l’indirizzo email associato al tuo account e premi sul pulsante Avanti.
    Inserisci la password e premi nuovamente su Avanti.
    Se tenterai quindi di effettuare l’accesso da un browser da Google non riconosciuto verrai bloccato da uno tra gli strumenti di verifica in due passaggi di cui ti ho parlato (per esempio codice inviato da Google via messaggio di testo o tramite chiamata vocale).

    Nel caso non disponessi dello strumento di verifica indicato in maniera predefinita da Google, premi sulla dicitura Altre opzioni. Ti verranno quindi mostrate le opzioni di sicurezza alternative della verifica in due passaggi di cui ti ho parlato.



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    Per sbloccare il tuo account Google su Android, devi quindi procedere a seconda delle opzioni di sicurezza che hai a disposizione, come per esempio:



    • Messaggio di Google:
      se utilizzi l’accesso tramite messaggio di Google, premi sul pulsante quando ti verrà chiesto Stai provando ad accedere da un altro dispositivo?
    • App Google Authenticator:
      apri l’app Google Authenticator sul tuo cellulare e digita il codice che ti verrà indicato, effettua poi l’accesso al tuo account premendo su Avanti.
    • Messaggio di testo o vocale:
      digita il codice di verifica che ti verrà fornito da Google sul tuo cellulare (o su quello di backup inserito) via SMS o via chiamata vocale e premi sul pulsante Avanti.
    • Codici di backup:
      inserisci uno tra i codici di backup che hai stampato ed effettua l’accesso premendo sul pulsante Avanti.